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dimanche 19 janvier 2014

In Europa, ma per fare cosa?

Tra il 22 ed il 25 maggio 2014 i cittadini europei saranno chiamati alle urne per votare i loro rappresentati al Parlamento Europeo (PE).
Il PE é l'unica istituzione dell'Unione Europea (UE) eletta democraticamente; condivide col Consiglio dell'UE il potere legislativo in quasi tutte le materie di competenza dell'UE, nonché il potere sul  bilancio dell'UE (nel 2013 il bilancio UE é 150,9 MLD di €, e rappresenta soltanto l'1% del PNL dei Paesi che compongono l'UE)

Alle prossime elezioni i cittadini europei elegeranno 751 parlamentari europei, di cui 73 saranno italiani.

Nonostante l' accrescere dei poteri del PE nel tempo, il tasso di partecipazione medio degli elettori nell'UE, é sceso costantemente dal 63%  dalle prime elezioni a suffraggio universale del 1979 (Europa dei 9) al  43% per l'UE dei 27.



L'Europa non é popolare presso i cittadini, anche perché  i politici nazionali che votano la normativa comunitaria  nel Consiglio UE o al Parlamento europeo  hanno poi la tendenza a scaricare sull'Europa la responsabilità delle politiche impopolari col leitmotiv "ce lo chiede Bruxelles"...

Dal 2002 abbiamo in circolazione  l'Euro, reso impopolare in Italia  da aumenti del costo della vita dovuti sia al  fatto che alla sua introduzione non sia stata affiancata una sorveglianza sui prezzi (determinando aumenti anche del 100% per gli attori economici che hanno potuto imporre un cambio 1000 lire= 1€) ma anche dal peso incontrastato delle lobbies, che hanno orientato a loro vantaggio il funzionamento del mercato.

Dal 2008 abbiamo poi conosciuto  la crisi dell'Euro-zona, determinata sia dalla crisi globale, che dalla mancanza di fiducia degli operatori economici nella tenuta di questa zona, a causa dell'elevato debito pubblico di alcuni dei Paesi che la compongono e delle mancate riforme strutturali  nelle "maglie deboli" di questa zona (come Italia, Spagna, Portogallo e Grecia).

Ma se l'Italia non avesse integrato la zona Euro, oggi avremmo una valuta fortemente svalutata, un'inflazione alle stelle a quindi tassi di interesse, ad esempio sui mutui, molto più elevati e pagheremmo molto più caro il petrolio e tutti gli altri beni importati, con ulteriori effetti inflazionistici sui prezzi.

La disaffezione dei cittadini europei verso l'Europa é dovuta soprattutto alla supremazia data dall'UE ad obiettivi liberisti quali  il mercato e la moneta unica, invece di realizzare una tangibile Europa politica con compiute politiche in campo sociale,fiscale ed anche nel campo della politica estera.

Eppure l'Europa ci dovrebbe interessare sommamente perché l'UE condiziona e puo' migliorare il nostro vivere quotidiano, in quanto una parte crescente della legislazione nazionale trova il proprio fondamento nella legislazione UE.
Basti pensare alla normativa riguardo alla certificazione energetica per gli immobili, per favorire il risparmio energetico, o all'abbattimento delle tariffe per i cellulari in roaming (quando all'estero), al fine di tutelare i diritti dei consumatori.

Questa mancanza di popolarità per l'UE dovrebbe concretizzarsi alle prossime elezioni europee  di maggio 2014 in una crescita notevole dei partiti xenofobi, estremisti ed anti-euro.
Il PVV dell'olandese Geert Wilders, il Front National di Marien Le Pen in Francia, assieme al partito Ukip di Nigel Farage nel Regno Unito, dovrebbero addirittura essere tra i primi partiti nei Paesi in questione.
 Anche altri partiti estermisti come Alba Dorata in Grecia, i Veri Finlandesi ed Alternativa per la Germania dovrebbero registrare buoni risultati.
In Italia il partito xenofobo di Fratelli d'Italia della Meloni e di Magdi Allam potrebbe conquistare dei seggi.

Quanto all'Italia, la grossa novità sarà lo sbarco del Movimento 5 stelle al PE.
Capiremo le intenzioni concrete del M5S riguardo all'Europa al momento in cui esso sceglierà a quale gruppo politico europeo apparentarsi.

Una volta eletto, il PE avrà, secondo il Trattato di Lisbona, un ruolo determinante, assieme al Consiglio UE, nella scelta del Presidente della Commissione UE (l'organo esecutivo e che detiene l'iniziativa legislativa) ed audizionerà i 28 membri del colleggio della Commissione, prescelti dal Consiglio UE.
Ricordiamoci a proposito come l'audizione al PE fu determinante nel 2004 per scartare la candidatura del governo italiano per Rocco Buttiglione come Commissario europeo, a causa delle sue esternazioni sfavorevoli all' omosessualità.

Dopo l'elezione di maggio del  PE, successivamente alla scelta del proprio Presidente, avverranno le negoziazioni tra PE e Stati Membri che siedono al Consiglio Europeo per la nomina del Presidente della Commissione.
Sono già  in lizza per la Presidenza della Commissione il tedesco Martin Schulz, designato come candidato ufficiale del PSE, il lussemburghese Junker per i democristiani del PPE, il greco Alexis Tsipras dalla Sinistra Europea, Guy Verhostadt per i liberali europei, il francese José Bové e la tedesca Keller per i Verdi..





L'elezione del PE darà quindi il "la" all'inizio di laboriosi  negoziati tra nazioni e tra gruppi politici europei per i 28 componenti della Commissione UE (i principi di nomina, oltre a quelli politici,  sono quelli di un certo equilibrio tra l'appartenenza a grandi o a piccoli Paesi dell'UE, a Paesi del Nord Europa o a quelli del Sud, a Paesi dell'area Euro ed a Paesi che a quest'area non fanno parte ed infine una certa alternanza tra i sessi), nonché del Presidente del Consiglio Europeo (che deve subentrare al belga Van Rumpoy) e dell'Alto rappresentante dell'UE (capo della diplomazia europea) , attualmente occupato dalla mediocre baronessa britannica Catherine Ashton.

La diplomazia italiana dovrebbe muoversi a tempo per tessere le necessarie alleanze con altri paesi Europei per potere sostenere una candidatura italiana di rilievo per uno di questi posti chiave in Europa.


Sarebbe auspicabile che gli italiani proposti nelle liste al PE o come commissario europeo (per l'Italia sarebbero in lizza D'Alema ed Enrico Letta) non siano più personaggi alla fine della loro carriera politica (in passato Bruxelles ha avuto per i politici  la nomea di "cimitero degli elefanti")  ma che, visto il rilevante  ruolo dell'UE,  siano invece politici pronti ad impegnarsi con tutte le loro energie e competenze per un lavoro assiduo e proficuo nelle istituzioni europee, anche per non dovere noi arrossire nel vedere alcuni nostri rappresentanti tacciati di "fannulloni", come é successo recentemente all'assenteista leghista Salvini da parte dell'italo belga Marc Tarabella!





http://violapost.it/2014/01/21/in-europa-ci-siamo-gia-ma-dobbiamo-lavorarci-meglio/

vendredi 11 octobre 2013

Commento all'articolo di Roberto Orsi sul declino italiano,

Per una volta mi trovo in buona compagnia di pensiero!
Come non essere d'accordo sul sottostante articolo di Roberto Orsi,  professore alla London School of Economics?

L'Italia si sta avvitando in un declino che sembra inarrestabile: economico, culturale, politico ed amministrativo.

Le responsabilità maggiori sono evidentemente dei politici, nella stragrande maggioranza IGNORANTI, anche perché cooptati dagli altri politici con una legge elettorale indegna di un Paese civile, e quindi CORROTTI ed INCAPACI.

Politici  incapaci di vedere oltre la proprie tasche e quindi INCAPACI di programmare un futuro per il Paese.


POLITICI INETTI che hanno firmato TRATTATI INTERNAZIONALI relativi alla GLOBALIZZAZIONE senza valutarne le complesse e gravi conseguenze per il Paese, come i trattati sulla liberalizzazione dell'OMC (Organizzazione Mondiale per il Commercio) che hanno portato alla deindustrializzazione e delocalizzazione del comparto industriale in Italia, o come l'ingresso nell'EURO od il Fiscal Compact, con gli enormi sacrifici per i cittadini che questi trattati comportano in termini di  bilancio dello Stato e riguardo al welfare; oppure ancora il regolamento di Dublino che obbliga i migranti raccolti sulle nostre coste a chiedere l'asilo in Italia e non in un altro Paese dell'UE, proprio per scoraggiare il "nomadismo dell'asilo"....

Un Paese in cui la burocrazia, invece di incoraggiarli, vessa gli imprenditori, i quali  quindi fuggono all'estero, persino dove il lavoro costa di più, ma dove almeno lo Stato é un partner,

e non colui che ti mette i bastoni tra le ruote!

Un Paese dove la speranza si affievolisce sempre di più e quindi da cui i giovani, cervelli o braccia, fuggono...!



Vorrei concludere questo commento con una nota di speranza.
L'Italia DEVE RIUSCIRE a mobilizzare le sue migliori risorse per valorizzare e fare fruttare l'immenso e rilevantissimo patrimonio artistico/culturale, attraverso il turismo internazionale.
Non é possibile essere depositari del 50% del patrimonio artistico MONDIALE ed essere soltanto la quinta meta turistica al mondo, perdendo ogni anno posti in classifica!

SVEGLIA ITALIA! Sveglia POLTICA!

ROBERTO ORSI:
"Gli storici del futuro probabilmente guarderanno all'Italia come un caso perfetto di un Paese che è riuscito a passare da una condizione di nazione prospera e leader industriale in soli vent'anni in una condizione di desertificazione economica, di incapacità di gestione demografica, di rampate terzomondializzazione, di caduta verticale della produzione culturale e di un completo caos politico istituzionale. Lo scenario di un serio crollo delle finanze dello Stato italiano sta crescendo, con i ricavi dalla tassazione diretta diminuiti del 7% in luglio, un rapporto deficit/Pil maggiore del 3% e un debito pubblico ben al di sopra del 130%. Peggiorerà.
Il governo sa perfettamente che la situazione è insostenibile, ma per il momento è in grado soltanto di ricorrere ad un aumento estremamente miope dell'IVA (un incredibile 22%!), che deprime ulteriormente i consumi, e a vacui proclami circa la necessità di spostare il carico fiscale dal lavoro e dalle imprese alle rendite finanziarie. Le probabilità che questo accada sono essenzialmente trascurabili. Per tutta l'estate, i leader politici italiani e la stampa mainstream hanno martellato la popolazione con messaggi di una ripresa imminente. In effetti, non è impossibile per un'economia che ha perso circa l'8 % del suo PIL avere uno o più trimestri in territorio positivo. Chiamare un (forse) +0,3% di aumento annuo "ripresa" è una distorsione semantica, considerando il disastro economico degli ultimi cinque anni. Più corretto sarebbe parlare di una transizione da una grave recessione a una sorta di stagnazione.
Il 15% del settore manifatturiero in Italia, prima della crisi il più grande in Europa dopo la Germania, è stato distrutto e circa 32.000 aziende sono scomparse. Questo dato da solo dimostra l'immensa quantità di danni irreparabili che il Paese subisce. Questa situazione ha le sue radici nella cultura politica enormemente degradata dell'élite del Paese, che, negli ultimi decenni, ha negoziato e firmato numerosi accordi e trattati internazionali, senza mai considerare il reale interesse economico del Paese e senza alcuna pianificazione significativa del futuro della nazione. L'Italia non avrebbe potuto affrontare l'ultima ondata di globalizzazione in condizioni peggiori. La leadership del Paese non ha mai riconosciuto che l'apertura indiscriminata di prodotti industriali a basso costo dell'Asia avrebbe distrutto industrie una volta leader in Italia negli stessi settori. Ha firmato i trattati sull'Euro promettendo ai partner europei riforme mai attuate, ma impegnandosi in politiche di austerità. Ha firmato il regolamento di Dublino sui confini dell'UE sapendo perfettamente che l'Italia non è neanche lontanamente in grado (come dimostra il continuo afflusso di immigrati clandestini a Lampedusa e gli inevitabili incidenti mortali) di pattugliare e proteggere i suoi confini. Di conseguenza , l'Italia si è rinchiusa in una rete di strutture giuridiche che rendono la scomparsa completa della nazione certa.
L'Italia ha attualmente il livello di tassazione sulle imprese più alto dell'UE e uno dei più alti al mondo. Questo insieme a un mix fatale di terribile gestione finanziaria, infrastrutture inadeguate, corruzione onnipresente, burocrazia inefficiente, il sistema di giustizia più lento e inaffidabile d'Europa, sta spingendo tutti gli imprenditori fuori dal Paese . Non solo verso destinazioni che offrono lavoratori a basso costo, come in Oriente o in Asia meridionale: un grande flusso di aziende italiane si riversa nella vicina Svizzera e in Austria dove, nonostante i costi relativamente elevati di lavoro, le aziende troveranno un vero e proprio Stato a collaborare con loro, anziché a sabotarli. A un recente evento organizzato dalla città svizzera di Chiasso per illustrare le opportunità di investimento nel Canton Ticino hanno partecipato ben 250 imprenditori italiani.
La scomparsa dell'Italia in quanto nazione industriale si riflette anche nel livello senza precedenti di fuga di cervelli con decine di migliaia di giovani ricercatori, scienziati, tecnici che emigrano in Germania, Francia, Gran Bretagna, Scandinavia, così come in Nord America e Asia orientale. Coloro che producono valore, insieme alla maggior parte delle persone istruite è in partenza, pensa di andar via, o vorrebbe emigrare. L'Italia è diventato un luogo di saccheggio demografico per gli altri Paesi più organizzati che hanno l'opportunità di attrarre facilmente lavoratori altamente, addestrati a spese dello Stato italiano, offrendo loro prospettive economiche ragionevoli che non potranno mai avere in Italia.
L'Italia è entrata in un periodo di anomalia costituzionale. Perché i politici di partito hanno portato il Paese ad un quasi - collasso nel 2011, un evento che avrebbe avuto gravi conseguenze a livello globale. Il Paese è stato essenzialmente governato da tecnocrati provenienti dall'ufficio del Presidente Repubblica, i burocrati di diversi ministeri chiave e la Banca d'Italia. Il loro compito è quello di garantire la stabilità in Italia nei confronti dell'UE e dei mercati finanziari a qualsiasi costo. Questo è stato finora raggiunto emarginando sia i partiti politici sia il Parlamento a livelli senza precedenti, e con un interventismo onnipresente e costituzionalmente discutibile del Presidente della Repubblica , che ha esteso i suoi poteri ben oltre i confini dell'ordine repubblicano. L'interventismo del Presidente è particolarmente evidente nella creazione del governo Monti e del governo Letta, che sono entrambi espressione diretta del Quirinale. L'illusione ormai diffusa, che molti italiani coltivano, è credere che il Presidente, la Banca d'Italia e la burocrazia sappiano come salvare il Paese. Saranno amaramente delusi. L'attuale leadership non ha la capacità, e forse neppure l'intenzione, di salvare il Paese dalla rovina. Sarebbe facile sostenere che Monti ha aggravato la già grave recessione. Letta sta seguendo esattamente lo stesso percorso: tutto deve essere sacrificato in nome della stabilità. I tecnocrati condividono le stesse origini culturali dei partiti politici e, in simbiosi con loro, sono riusciti ad elevarsi alle loro posizioni attuali: è quindi inutile pensare che otterranno risultati migliori, dal momento che non sono neppure in grado di avere una visione a lungo termine per il Paese. Sono in realtà i garanti della scomparsa dell'Italia.
In conclusione, la rapidità del declino è davvero mozzafiato. Continuando su questa strada, in meno di una generazione non rimarrà nulla dell'Italia nazione industriale moderna. Entro un altro decennio, o giù di lì, intere regioni, come la Sardegna o Liguria, saranno così demograficamente compromesse che non potranno mai più recuperare. I fondatori dello Stato italiano 152 anni fa avevano combattuto, addirittura fino alla morte, per portare l'Italia a quella posizione centrale di potenza culturale ed economica all'interno del mondo occidentale, che il Paese aveva occupato solo nel tardo Medio Evo e nel Rinascimento. Quel progetto ora è fallito, insieme con l'idea di avere una qualche ambizione politica significativa e il messianico (inutile) intento universalista di salvare il mondo, anche a spese della propria comunità. A meno di un miracolo, possono volerci secoli per ricostruire l'Italia."