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samedi 30 juin 2018

Il Consiglio europeo sui migranti, il catenaccio dei populisti e l'isolamento dell'Italia

L'amara realtà dietro le conclusioni del Consiglio europeo di Bruxelles del 28 giugno sui migranti, é che in questa Europa sono ormai i governi xenofobi e populisti che dettano la linea.

Infatti, anche governi progressisti o moderati come Spagna, Portogallo e Francia, per paura di vedere progredire i populisti di casa propria, che (nonostante il calo dell'onda migratoria dal 2015) hanno fatto della lotta ai migranti il proprio vessillo politico, si sono piegati al diktat dei paesi di Visegrad  (Polonia, Republica Ceca , Repubblica Slovacca ed Ungheria)  e del nuovo cancelliere austriaco, Kurz.
La stessa Merkel, che si era resa protagonista in passato nell'aprire le frontiere ai profughi siriani,  ha dovuto fare marcia indietro, dovendo assolutamente portare a casa (nei confronti dell'alleato CSU) un giro di vite sui migranti economici e sui movimenti secondari all'interno dell'Unione.

Le conclusioni del Consiglio Europeo del 28 giugno sulle migrazioni hanno una chiara dimensione esterna, con l'apposizione di catenacci  alle frontiere esterne dell'Unione, delegando il lavoro sporco della chiusura delle rotte via mare o attraverso le vie terrestri a regimi che sicuramente non rispettano i diritti umani (come Libia e Turchia), nonché attraverso la creazione di "piattaforme regionali di sbarco" in cui si delega a paesi terzi (dandosi la buona coscienza di associarvi la cooperazione dell' Alto commissariato ai rifugiati e l'Organismo Internazionale per i migranti)  il compito di fare una selezione tra i migranti economici  rifugiati.
Inoltre, al fine di diminuire il fenomeno migratorio, é previsto un finanziamento ed un partenariato crescente con l'Africa.
Riguardo al Mediterraneo centrale vi é un wishful thinking dell'UE a "tenersi a fianco dell'Italia "(ma senza il sostegno finanziario accordato alla Spagna nel Mediterraneo occidentale!), con un sostegno alla (tristemente famosa) Guardia costiera libica, anche attraverso un imperioso  richiamo alle ONG a non ostacolare le operazioni di quest'ultima.
La sensazione é che queste decisioni porteranno a più morti nel Mediterraneo o sulle vie dei Balcani, ma i capi di Stato e di governo non sembrano preoccuparsene...



Invece quando si passa alle misure da applicare in  seno all'UE, il testo passa al condizionale, con la possibile presa in carico , su base di sforzi condivisi, delle persone soccorse, comunque riuscite a raggiungere l'UE, verso "centri di controllo" per la selezione tra migranti e rifugiati , stabiliti su base volontaria, ma sotto la responsabilità dell'UE (e quindi probabilmente tolti alla giurisdizione degli Stati Membri).
Viene sottolineato che a questo titolo le misure di rilocalizzazione e di reinstallazione avverranno su base volontaria, quindi tramite accordi tra Stati Membri (a differenza del principio di obbligatorietà proposto nel 2015 dalla Commissione sull'agenda europea della migrazione http://europa.eu/rapid/press-release_MEMO-15-5597_it.htm ) lasciando impregiudicato il principio di Dublino (tanto contestato dalle autorità italiane, ma da queste approvato nel corso dei governi che si sono succeduti dall'Andreotti VI) secondo il quale il Paese di prima accoglienza é responsabile per l'accoglienza e la registrazione dei migranti.

Riguardo alla modifica del Regolamento di Dublino, il Consiglio europeo stabilisce, contrariamente al principio giuridico del Regolamento, che questo dovrà essere modificato all'unanimità (il che vuol dire mai, visto le divergenze  riguardo tra gli Stati membri)



In conclusione, Conte sbandiera ai quattro venti la fake news che "l'Italia non é più sola " sulla questione dei migranti, mentre invece da un punto di vista fattuale vi é una notevole marcia indietro su ricollocazione e reinstallazione dei migranti, non più su base di quote obbligatorie, ma su una pura base volontaria (intese bilaterali tra Stati Membri, alle quali sembrerebbe che l'Italia non voglia aderire), lasciando inoltre intatto il principio del famigerato Regolamento di Dublino con l'Italia sempre in prima linea come responsabile per l'accoglienza e l'identificazione dei migranti e sempre più sotto scacco da parte degli altri partners se dà via libera ai movimenti secondari dei richiedenti di asilo.

Alla luce di tutto ciò' sarebbe stato più opportuno, sia da un punto di vista umanitario per migranti e rifugiati, che politicamente nell'interesse dell'Italia, che Conte avesse mantenuto la iniziale sbandierata minaccia del veto alle conclusioni del Consiglio Europeo.

 Nel suo caso hanno probabilmente giocato contro la scarsa conoscenza di un dossier complesso quale quello delle migrazioni e la sua inesperienza nei consessi internazionali.


jeudi 23 mars 2017

Perchè Dijsselbloem ha doppiamente ragione



In questi giorni fior fiore di politici europei del Sud Europa sbraitano contro il ministro delle finanze olandese e capo dell'Eurogruppo, reo di aver detto ad alta voce ciò che molti altri esponenti degli stati del rigore del bilancio avevano detto per anni a bassa voce, e cioè che negli Stati del "Club Med" si sprecano risorse in ...donne ed alcool.



Come non dare torto al ministro olandese se guardiamo a come sono stati utilizzati i fondi europei e quali i i controlli riguardo al loro utilizzo?

 Ad esempio in Grecia, dove molti agricoltori risultano intestatari di auto di extra lusso, o nel Mezzogiorno d'Italia, dove i fondi europei vengono distribuiti, con una logica puramente elettoralistica, a pioggia, alle bocciofile di paese, invece di puntare su infrastrutture decenti, di cui queste regioni avrebbero grandemente bisogno per il loro sviluppo economico?

Inoltre, dove erano questi politici sbraitanti , come Renzi ed il suo alter ego al Parlamento Europeo, Gianni Pittella, quando vi era alla testa del nostro Paese un certo Berlusconi che effettivamente ha mortificato le istituzioni nazionali, locali ed europee, facendovi eleggere le sue favorite o altri pseudo intellettuali che invece delle parti basse,  gli avevano venduto il loro cervello, per ricambiarlo poi con voti di favore , come quello in cui il Parlamento italiano, a stragrande maggioranza stabilì  che Ruby rubacuori era effettivamente la nipote di Mubarak?



Quindi, invece di gridare alla lesa maestà, cari italiani, cari amici greci, facciamoci un esame di coscienza ed ammettiamo le nostre colpe , che sono già scritte nelle aule dei Tribunali e passeranno presto ai libri di storia.


Solo ammettendo le nostre colpe ed i nostri errori potremmo iniziare a riscattare queste terre, una volta culla dell'umanità e della cultura, ma oggi in preda ad i più vili mercimoni ed ostaggio della peggior criminalità.

vendredi 2 janvier 2015

Le mie tre domande per Renzi


Gentile presidente del Consiglio Renzi,
Sono Giuseppe Fiamingo, blogger attivo da Bruxelles,

Visto che ormai l'UE, con gli impegni firmati dal Parlamento italiano sul Fiscal Compact e l'introduzione del principio di pareggio di bilancio nella costituzione italiana, é l'arbitro dei conti nazionali  e  quindi dei nostri destini, vorrei porle tre domande:

-Per utilizzare una formula a Lei cara, é riuscito a  "cambiare verso" all'Europa durante la presidenza italiana, e se si, ci porterebbe almeno tre esempi concreti?

- Come pensa di fonteggiare l'annoso problema del debito pubblico che, col pagamento degli interessi  sta mettendo a repentaglio lo stato sociale italiano, pesa sul rilancio dell'economia ed aumenta la pressione fiscale sugli italiani che le tasse le pagano?

- Come pensa di ingaggiare un dialogo coi partner dell'UE ed in particolare con la Germania, per inserire clausole di flessibilità nelle regole di bilancio del Fiscal Compact, al fine di rilanciare l'economia italiana attraverso gli investimenti?

La ringrazio di voler rispondere a queste mie domande


mercredi 31 décembre 2014

Syriza propone soluzioni per ricostruzione sociale ed economica a cui l'Italia potrebbe ispirarsi

Lo scenario politico greco
A seguito della mancata elezione di Stavros Dimas alla presidenza greca (erano necessari 180 voti su 300), il Parlamento greco sarà dissolto e le elezioni anticipate dovrebbero tenersi il 25 gennaio prossimo.
Secondo i sondaggi é accreditato come primo partito Syriza, la coalizione della sinistra radicale, con circa il 28 % dei voti, mentre Nuova Democrazia, il partito centrista di Samaras lo tallonerebbe con circa il 25% dei suffraggi.
Per ottenere la maggioranza assoluta dei seggi (é previsto un premio di maggioranza di 50 seggi per il partito in testa) e governare, Syriza dovrà trovare alleati.
Visto che ogni alleanza sarebbe per ora esclusa col partito comunista greco KKE, un' alleanza é stata invece conclusa col Dimar, piccolo partito della sinistra democratica, guidato da Fotis Kouvellis. Altre alleanze possibili di Syriza sono con Anel, partito populista di destra guidato da Panos Kaménos, e col nuovo partito di centro sinistra, To Potami, guidato da un'ex star televisiva, Stavros Théodorakis, che dovrebbe superare la soglia di sbarrameto del 3%.



L'austerità imposta dalla Troika alla Grecia ha fallito i suoi obiettivi ed il Paese si ritrova lacerato e con una massa di debito crescente ed ormai insostenibile.
Syriza contesta le durissime ricette d'austerità imposte dalla Troika (UE, Fondo Monetario internazionale (FMI)  e Banca Centrale Europea (BCE) ) a partire dal 2010, misure che  hanno portato alla pauperizzazione della classe media ed operaia, ed alla miseria i disoccupati, attraverso drastici tagli nei salari pubblici e privati, lo smantellamento dello Stato sociale, con tagli severi nelle pensioni e nelle prestazioni sociali.
Misure che hanno pero' fallito il loro obiettivo principale, in quanto il rapporto debito pubblico/PIL é aumentato  dal 115% del 2009 (prima dell'applicazione dei piani della Troika) , ad un insostenible  attuale 175%  (colpa anche  del PIL che continua a contrarsi), debito che comporta il pagamento di oltre 10 MLD€ annui di interessi.

Nel 2014 il debito pubblico greco é di 307 MLD di €.
Dopo il rimborso nel 2011 da parte delle autorità greche del debito agli investitori privati, attraverso una Collective Action Clause (CAC) previa una grossa decurtazione, il debito greco é stato ripartito nel modo seguente:
-142 MLD€ nel Fondo europeo salvastati (EFSF)
-26 MLD € presso l'FMI
-61 MLD € in accordi bilaterali con stati dell'UE
-27 MLD€ presso la BCE
- 36 MLD di € di nuovi titoli del debito pubblico greco, emessi dopo il 2011, sottoscritti da banche greche, sono da queste girate alla BCE

Alcune cifre eloquenti della crisi greca (dettagli in http://www.liberation.fr/economie/2014/04/11/la-grande-purge-de-la-grece-en-quatre-graphiques_994720:)
Il PIL greco si é ridotto di quasi un quarto dal 2009 ad oggi
La disoccupazione é passata dal 9% a quasi il 28% nel 2014, ed i disoccupati sono nella maggioranza  non indennizzati.
Il reddito medio annuo é passato da 11.500€ nel 2009 a circa 8500€ nel 2014
La maggioranza della popolazione ha difficoltà ad accedere alle cure mediche o non riesce ad accedervi del tutto.



Il vento freddo del neoliberismo imposto dalla Troika ha portato anche alla chiusura della emittente audiovisiva pubblica RTE (che comportava quattro canali televisivi e cinque radio), facendo retrocedere la Grecia nella classifica per la libertà di espressione di Reporters sans frontières http://rsf.org/index2014/fr-union-europeenne-et-balkans.php
.
Un programma per il rilancio sociale ed economico del Paese, di rottura con le politiche di austerità della Troika,  ben articolato sia nel campo delle  spese che delle entrate.

Volendosi accreditare come forza di governo attendibile, Syriza ha sviluppato un dettagliato Programma Economico, formalizzato a Salonicco il 15 Settembre scorso (dettagli in http://syriza-fr.org/2014/12/29/ce-qui-a-ete-dit-a-thessalonique-lengagement-de-syriza-aupres-du-peuple-grec/) in cui vengono previsti interventi per 11,3 miliardi di €  ed entrate per 12 miliardi di €.

Il Programma economico di Syriza ha come presupposto la rinegoziazione del debito pubblico greco, previa cancellazione di una grossa parte di questo attraverso una Conferenza internazionale coi creditori (evocando come precedente la Conferenza di Londra, che affronto' e risolse nel 1953 la problematica del debito estero della Germania).
Il rimborso della parte restante del prestito sarà agganciato, attraverso la "clausola di crescita" a quella parte del PIL che cresce, e non attraverso leggi di stabilità di bilancio.

Sono previsti inoltre:
- una moratoria sugli interessi del debito, al fine di favorire il rilancio economico del Paese.
- un "New Deal" attraverso il rilancio degli investimenti pubblici stimolati dai prestiti della BEI
- gli acquisti da parte della Banca Centrale Europea (BCE) delle obbligazioni degli Stati Membri
- la ciliegina del rimborso del debito di  guerra da parte della Germania a seguito dell'occupazione della Grecia nel periodo 1941-44, stimato, con gli interessi, a 160 mld di €

Il programma di intervento economico di Syriza si articola su tre grandi pilastri:

1) Fronteggiamento della crisi umanitaria attraverso: pagamento delle fatture elettriche e sovvenzioni alimentari alle 300.000 famiglie sotto alla soglia di povertà, alloggio garantito per 30.000 famiglie, assistenza medica e farmaceutica per l'insieme della popolazione e la gratuità per i più sfavoriti, pagamento della tredicesima a coloro che percepiscono una pensione inferiore a 700€, gratuità trasporti pubblici x persone al di sotto della soglia di povertà, diminuzione dell'IVA sul gasolio da riscaldamento, il tutto per una spesa totale di 1,88 MLD €,
2) Rilancio dell'economia reale attraverso : l'istituzione di una tassa patrimoniale progressiva sui grandi proprietari, con sistema di esenzione per la prima casa; l'innalzamento a 12.000€ dell'esenzione fiscale per i redditi delle persone fisiche; nuovi criteri di pagamento dei debiti da parte dei privati nei confronti delle banche, del Fisco, della Previdenza sociale, attraverso una limitazione dei pagamenti commensurata ad un terzo del reddito dei debitori e la cancellazione del debito per le persone sotto la soglia della povertà; impignorabilità dell'abitazione principale di un valore non eccedente 300.000€, la creazione di una banca di sviluppo, l'istituzione di banche dedicate al finanziamento delel PMI e degli agricoltori; la reintroduzione di un salario minimo senza distinzione di età a 751€, il tutto per una spesa totale di 6,5 MLD di €
3) Un grande progetto di creazione di 300.000 posti di lavoro in due anni nel settore pubblico ed in quello privato, con attenzione all'economia locale, privilegiando i giovani, i disoccupati  più anziani e le famiglie con un solo genitore. Vengono altresi' previste norme stringenti di protezione del lavoro e migliore protezione sociale per i disoccupati. Questo cantiere costerà un totale di 5MLD di € , di cui 3MLD il primo anno.

Vi é poi un quarto pilastro politico che tende a rifondare lo stato e le istituzioni, mettendole a servizio dei cittadini secondo criteri democratici attraverso:
-il ristabilimento della centralità della pubblica amministrazione come  fornitrice di servizi di qualità, efficaci e trasparenti;
-una riforma del governo locale, allargando l'autonomia finanziaria ed amministrativa delle collettività locali
-un rafforzamento delle istituzioni parlamentari col rafforzamento del ruolo legislativo e di controllo del Parlamento;  una nuova legge che riduca al minimo l'immunità parlamentare e ministeriale; introsduzione di forme di democrazia diretta, come l'iniziativa popolare  legislativa, la possibilità di veto popolare a leggi e regolamenti nonché il ricorso al referendum popolare.
-una rifondazione del servizio audiovisivo pubblico su criteri di qualità  e di pluralismo. Cessazione delle esenzioni fiscali  e regolamentari per i media di informazione privati.

Le entrate a copertura degli interventi vengono previste nel seguente modo:
1) 3MLD di € provenienti dal Piano di recupero dei prelievi obbligatori (dovuti al Fisco ed alla Previdenza sociale da privati ed imprese) e dal Piano di rilancio dell'economia (vedi punto 2 del Programma di intervento economico)
2) 3 MLD di € provenienti da un Piano contro l'evasione fiscale (evasione fiscale tra gruppi multinazionali, l'esternalizzazione dei ricavi, i trasferimenti illegali dei capitali, il contrabbando, tra cui quello dei carburanti)
3) 3 MLD di € provenienti dai Fondi europei di coesione, nell'ambito del Quadro di Riferimento strategico nazionale
4) 3 MLD di € provenienti da Fondo europeo di stabilizzazione finanziaria

Le negoziazioni relative alla disciplina di bilancio in Europa
Alla luce di queste proposte, la Germania, principale creditore della Grecia e vestale della disciplina e del pareggio di bilancio, insieme alla  BCE, starebbero già negoziando con Syriza le varie parti del suo programma economico.




Di fronte ai rigidi vincoli sul deficit strutturale, imposti prima dal Patto di stabilità e crescita e poi dal Fiscal Compact,  con il supplementare obbligo di pareggio di bilancio a "protezione dell'euro" cementato ormai nelle Costituzoni europee, si discute già da tempo tra stati membri dell'UE come introdurre  criteri di flessibilità  nelle clausole di disciplina di bilancio, escludendo gli investimenti in infrastrutture capaci di creare crescita economica, la cosiddetta "golden rule".
Con le discussioni relative al piano Juncker, che prevede di mobilizzare nell'UE una massa di investimenti  per 300 MLD di € , Renzi ha colto la palla al balzo chiedendo, oltre lo scomputo del contributo diretto degli Stati membri al nuovo fondo per gl investimenti previsto dal piano Juncker, l'applicazione della suddetta golden rule per gli investimenti nazionali.

Conclusione: l'Italia puo' ispirarsi al programma economico e politico di Syriza?
Le similitudini nella situazione economica tra Grecia ed Italia sono molteplici.
Innanzitutto l'ammontare del debito ed il rapporto Debito/Pil.
Il rapporto debito/PIL continua ad aumentare in entrambi i Paesi a causa della recessione, che ne diminuisce il denimonatore.
Il problema del debito pubblico italiano, che ammonta ormai a 2200 MLD di € e che rappresenta il 136% del PIL, e sul quale il Primo ministro Renzi é incomprensibilmente silente, va affrontato al più presto, visto che gli interessi pagati a servizio del debito stanno soffocando l'economia e dissanguando gli italiani attraverso una fiscalità sempre più iniqua.



Un'ipotesi ipotizzabile per aggredire la massa del debito pubblico potrebbe essere una rinegoziazione nei confronti degli investitori esteri, che ne detengono il 30% del totale.
Partendo dalla richiesta di Syriza di tenere una Conferenza internazionale per la rinegoziazione del debito, ed al fine di evitare l'isolamento di alcuni Paesi debitori, l'Italia potrebbe proporre l'idea di una Conferenza in cui gli stati UE ad indebitamento eccessivo potrebbero discutere in parallelo coi loro creditori esteri.

Altre similitudini tra Grecia ed Italia riguardano l'assenza di uno Stato degno di questo nome, con una giustizia ed una pubblica amministrazione efficienti, problematica alla base della piaga  dell'evasione fiscale e dell'elusione fiscale (praticata dalle multinazionali che riescono ad "ottimizzare"  il loro prelievo fiscale a livelli irrisori  mettendo le loro sedi legali in Paesi che praticano una bassa fiscalità) , della corruzione e degli scarsi investimenti esteri.

I costi dell'evasione fiscale sono difficili da stimare, in quanto si tratta di attività illecita, ma secondo i dati di Michel Murphy in uno studio per il PSE, l'evasione fiscale in Italia sarebbe stata nel 2009 di 180MLD di €, corrispondenti a quasi il 12% del PIL italiano!
A causa dell'evasione fiscale non contrastata adeguatamente (evasione media tra i lavoratori autonomi del 56,3%) , la fiscalità diventa iniqua, con un gettito che finisce per  gravare quasi interamente  (82% ) sui lavoratori dipendenti e pensionati, con un tasso di pressione che supera il 50%, (Stefano Livadiotti in "Ladri- Gli evasori ed i politici che li proteggono") .



Da parte nostra, riteniamo propedeutiche per l'economia e gli interessi italiani  attaccare senza più indugi le problematiche del debito, che si potrebbe affrontare nella maniera sovraesposta, le discussioni relative all'allentamento delle regole di disciplina di bilancio, ed agli acquisti da parte della Banca Centrale Europea (BCE) delle obbligazioni degli Stati Membri, in seno ai competenti organismi europei, in cui l'Italia potrebbe essere aggregatrice di  un fronte mediterraneo con gli altri Paesi aventi un rapporto elevato Debito/PIL, come Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, fronte a cui si potrebbero aggregare anche il Belgio e l'Irlanda.

Riteniamo in seguito opportune per l'Italia alcune delle misure proposte da Syriza, come :
- la diminuzione dell'IVA su beni di necessità, come quelli relativi al riscaldamento e viene qui in mente l'assurdo aumento governativo dell'IVA sui pellets per le stufe!
-una patrimoniale  (applicabile attraverso una progressività dell'IMU e proposta anche da BIN Italia) per i grandi proprietari immobiliari
- la limitazione per i privati dei rimborsi di debiti ad istituti finanziari, fisco e Previdenza sociale ad un terzo del loro reddito e la cancellazione del debito per le persone sotto la soglia della povertà;
-l' impignorabilità dell'abitazione principale di un valore non eccedente 300.000€,
-un Piano articolato contro l'evasione e l'elusione fiscale
-  un grande cantiere pluriennale per la creazione di posti di lavoro nel settore pubblico ed in quello privato, con attenzione all'economia locale, privilegiando le categorie più precariezzate nel mondo del lavoro.
-una migliore protezione sociale per i disoccupati.
-riforma della Pubblica amministrazione sulla base di principi di efficacia, trasparenza e qualità dei servizi forniti
-una rifondazione della RAI su criteri di qualità  e di pluralismo.

Un altro strumento che ci sembra necessario per una maggiore giustizia sociale nel nostro Paese é l'introduzione di un reddito di base incondizionato, cosi' come ipotizzato in modo dettagliato da BIN Italia http://www.bin-italia.org/article.php?id=1641,


Nella sua ipotesi più bassa (600€ mensili) questo sistema comporterebbe un costo lordo di 20 MLD di €, a cui vanno sottratti 10,5 MLD di € di indennità di disoccupazione e mobilità e  forme di cassa integrazione fino a 600€ mensili, nonché 5 MLD di € per la cassa integrazione.
Il costo netto di un reddito di base a 600€ mensili sarebbe quindi di soltanto 5,2 MLD di €.

Questo importo sarebbe facilmente finanziabile attraverso riduzioni della spesa pubblica relativi a :
-riduzione della spesa militare, soprattutto riguardo all'acquisto di armi , in particolare riguardo alal commessa dei 131 famigerati caccia F35 statunitensi, per un importo ipotizzabile in 5 MLD di €
-riduzione degli stanziamenti per le grandi opere (TAV e Ponte di Messina) 1,543MLD di €

Al fine di evitare che nelle zone dove il reddito é più basso (Mezzogiorno) si sviluppi una trappola della povertà , BIN raccomanda di stabilire un salario minimo orario (l'Italia con la Germania é l'unico stato UE a non avere un salario minimo orario) al fine di evitare una sostituzione tra i livelli salariari ed il reddito di base incondizionato.
E' inoltre consigliato che il livello di reddito di base incondizionato sia abbastanza alto da scoraggiare la necessità di ricorrere al lavoro clandestino.








mardi 16 décembre 2014

Podemos Syriza anche noi?

Concordo appieno con l'articolo di Lucano Gallino http://apocalisselaica.net/uno-tsipras-per-litalia/?utm_source=feedburner&utm_medium=twitter&utm_campaign=Feed%3A+ApocalisseLaicaPrimaPagina+%28Apocalisse+Laica%29 sulla necessità di creare, anche in Italia, un movimento progressista e non populista che si opponga con proposte alternative al discorso unico dell'austerità che l'UE ci propina e che provoca, ormai da diverso tempo, drammi sociali infiniti, anche in Italia.


 Le proposte, mettendo insieme quelle del partito Syriza in Grecia (accreditato come primo partito alle prossime elezioni,  per essersi opposto alla macelleria sociale subita dal Paese a seguito delle ricette della Troika) e di Podemos in Spagna (accreditato come primo partito col 27% dei voti) sono:




 - la rinegoziazione dell'inattuabile (secondo quanto ormai sostenuto anche da Romano Prodi) Patto di Stabilità, che prevede rigidi tassi di disavanzo del bilancio statale al 3% rispetto al PIL ed un tetto al debito pubblico del 60% rispetto al PIL, riguardo al cui non rispetto sono previste sanzioni finanziarie per gli Stati inadempienti;
-trovare una soluzione riguardo ai debiti pubblici accumulati;
- rendere la Banca Centrale europea soggetta ad un controllo democratico.

 Visti i disastri sociali creati dall'azione combinata della crisi economico-finanziaria e del governo liberista Renzi, sarebbe opportuno sviluppare dal basso, anche in Italia, un movimento progressista che sappia fare breccia, con argomenti fattuali e semplici, presso un'opinione pubblica sempre più scoraggiata e smarrita e quindi sempre più incline a lasciarsi sedurre dal facile populismo del Movimento 5 stelle o dal razzismo di una destra estrema, purtroppo in crescita esponenziale.



 Sarebbe opportuno che la "Società civile" italiana riesca ad essere all'altezza di questa difficilissima sfida, superando, con figure nuove ed autorevoli, la litigiosità e gli sterili narcisismi, che hanno caratterizzato in questo ventennio la sinistra radicale italiana.

mardi 16 septembre 2014

Chi vuole morire per l'Ucraina?

L'accordo di associazione UE-Ucraina
Oggi é stato ratificato dal Parlamento europeo e dal Parlamento ucraino l'accordo di associazione UE-Ucraina, accordo che l'ex presidente Yanukovich, a seguito delle pressioni russe, aveva rifiutato di firmare nel novembre 2013.



La mancata firma dell'accordo di associazione é stata alla base della rivolta ed ai morti di EuroMaidan del febbraio  2014, che aveva portato all'allontanamento dal potere di Yanukovich ed alla  formazione di un nuovo governo provvisorio filo-occidentale con alla testa Arseniy Yatsenyuk, non riconosciuto dalla Russia, che ha firmato l'accordo di associazione con l'UE ma che ha anche votato l'abolizione dell'uso ufficiale della lingua russa nel Paese.


La violazione del Memorandum di Budapest da parte dell'orso russo di fronte alle minacce di un' UE e di una NATO alle proprie porte 
 La Russia, sentitasi minacciata economicamente e politicamente dal riavvicinamento dell'Ucraina all'occidente ed all'UE, ha reagito con la forza,  accendendo la più grave crisi in Europa dalla seconda guerra mondiale, invadendo ed annettendo la Crimea praticamente senza sparare un colpo, e sostenendo l'insurrezione e  la secessione nelle provincie orientali di Donetsk e di Luhansk.

Il conflitto, tutt'ora in atto, nonostante un cessate il fuoco del 5 settembre, ha provocato diverse migliaia di morti di militari da ambo le parti, migliaia di morti civili ed oltre un milione di profughi attraverso l'Ucraina e la Russia .

Dal punto di vista giuridico ed internazionale é necessario ricordare il Memorandum di Budapest, firmato il 5 dicembre 1994, in base al quale, in cambio dello smantellamento degli armamenti atomici ereditati dall'URSS e distrutti in Russia,  e dell'adesione dell'Ucraina al trattato di non proliferazione nucleare, l'Ucraina ottiene dagli USA, Regno Unito e Russia formali garanzie sulla propria sicurezza, la propria indipendenza e la propria integrità territoriale.

Questo accordo é stato violato con l'annessione russa della Crimea, e con il sostegno russo alle milizie secessioniste nell'est dell'Ucraina, anche se la Russia ha sempre formalmente smentito di avere truppe sul territorio orientale Ucraino.


Escalation tra sanzioni e contro-sanzioni
In rappresaglia all'annessione della Crimea, gli USA e l'UE hanno adottato sanzioni progressive, che prevedono il divieto di spostamento sul loro territorio ed il gelo dei beni di di diverse autorità russe, nonché misure contro gli interessi delle banche ed il settore  petrolifero russo, inasprite dopo l'abbattimento il 17 luglio 2014 del jet della Malaysia airways  .

A queste sanzioni la Russia ha reagito con contro sanzioni che hanno colpito i prodotti ortofrutticoli, lattiero-caseari, a base di carne ed ittici in provenienza dell'UE e degli Stati Uniti.

Il gelo dell'accordo di libero scambio UE-Ucraina
Tuttavia l'accordo di associazione UE-Ucraina vede il giorno senza l'entrata in vigore del parallelo accordo di libero scambio, la cui entrata in vigore é stata rimandata al 2016.
Questo per non inasprire il conflitto con Mosca che con questo accordo vedrebbe i prodotti in provenienza dell'UE preferiti ad i propri in Ucraina e rischierebbe di vedere arrivare prodotti europei, attraverso l'Ucraina,  anche sui propri mercati.
Durante questo periodo di "stand still" l'UE applicherà dazi molto ridotti a certi prodotti ucraini, mentre Kiev potrà continuare a prelevare dazi doganali sui prodotti in provenienza dell'UE.

Questo periodo potrebbe anche essere benefico per l'Ucraina, se le autorità ucraine miglioreranno la competitività della propria economia, ancora largamente dipendente dall'interscambio con Mosca, eliminando anche le larghe sacche di corruzione che ne frenano lo sviluppo, prima di dovere fare entrare prodotti dall'UE liberi da dazi doganali.

In parallelo, sul piano interno l'Ucraina, ha oggi votato due leggi complementari all'accordo del cassate il fuoco, relative alle provincie orientali: una che accorda maggiore autonomia a queste provincie per un periodo triennale, compresa la nomina delle autorità giudiziarie locali e delle forze di polizia e che prepara elezioni locali per il mese di novembre ed un'altra legge, che accorda un'amnistia alle forze coinvolte nel conflitto , purché non colpevoli di assassinio, terrorismo, sabotaggio o di aver cercato di uccidere forze ucraine.

Conclusione
La prova di forza lanciata da Mosca in Ucraina sembra, per il momento, aver prodotto i propri effetti, perché Kiev, alla luce delle disfatte militari nelle  regioni orientali in mano ai separatisti, ha accordato uno statuto speciale alle proprie provincie orientali ed é stata ritardata l'entrata in vigore delle misure commerciali dell'accordo di libero scambio UE-Ucraina, sgradito a Mosca.

Anche un'eventuale richiesta dell'Ucraina di aderire alla NATO come membro a statuto pieno non ha una prospettiva di essere accettata, perché significherebbe un passo verso un conflitto NATO-Russia, in quanto  la Russia ha sempre fatto presente che considererebbe un Ucraina aderente alla NATO come una minaccia alla propria sicurezza.

Inoltre, al di là del sostegno verbale della NATO a Kiev, appare chiaro che dal lato atlantico non vi sia nessuna volontà politica di andare a combattere una guerra in Ucraina e  vedere i propri soldati morire per un governo che non ha saputo accordare al momento opportuno l'autonomia alle proprie regioni orientali e non ha tenuto conto della situazione geo-politica, nettamente in favore della potenza nucleare russa.

Inoltre, dietro un'apparente facciata di unità, i 28 dell'UE sono profondamente divisi riguardo alla politica di fermezza nei confronti della Russia, con da una parte, i falchi delle tre repubbliche baltiche (membri della NATO ma praticamente molto sguarnite ad un'eventuale offensiva militare russa) e la Polonia e dall'altra le colombe, guidate da Germania e Francia, che avrebbero tutto da perdere da un inasprirsi della crisi, a causa dei  forti legami commerciali che hanno con la Russia (ricordiamo a proposito il contratto tra Francia e Russia per la fornitura di diverse navi portaelicotteri della classe Mistral).

Da questa crisi ucraina emerge come la Russia,  abbia ben saputo sfruttare la situazione di fatto esistente, derivante da legami economici storici con l'Ucraina ed  abbia ben preparato in anticipo le carte militari da giocare sul tavolo, mentre l'UE e gli Stati Uniti sembrano essere stati sopraffatti dagli avvenimenti sul terreno, oltre a mostrare la propria debolezza negoziale, in quanto privi di contropartite economiche interessanti da offrire all'Ucraina.


mardi 27 mai 2014

Europarlamento più euroscettico e più spostato a destra, ma dove continueranno a decidere gli schieramenti tradizionali

L'affluenza media al voto nell'UE  per il Parlamento Europeo é stata del 43%, stoppando per la prima volta  la regressione dei votanti, anche se in Italia l'affluenza, pur in discesa,  é  ancora al 59%.

I quattro principali gruppi politici  (i democristiani del PPE con 213 seggi, i socialisti di S&D con 189 seggi, in cui il PD con 31 seggi, sarà il principale partito, i liberali dell'ALDE con 64 seggi, i Verdi con 52 seggi ed i conservatori riformisti di ECR con 46 seggi) pur mantenendo la loro leadership e rappresentando i tre quarti dei suffraggi espressi, perdono consensi e seggi rispetto al Parlamento uscente.



Gli equilibri nel Parlamento Europeo per la Presidenza alla Commissione UE
Seguendo la nuova procedura di voto per la presidenza della Commissione europea prevista dal Trattato di Lisbona, il lussemburghese Junker candidato del PPE, primo gruppo politico uscito dalle urne, reclama l'incarico a Presidente della Commissione UE. Junkers avrà pero' bisogno di almeno la metà  dei 751 membri del PE  perché la sua candidatura possa essere proposta al Consiglio UE, che dovrà approvarla a maggioranza qualificata.
Junkers dovrà quindi trovare un compromesso programmatico o coi socialisti di Schulz, oppure  con una più improbabile  coalizione con i liberali di Guy Verhofstadt, i verdi di Bové, i conservatori-riformisti dell'ECR e l'estrema sinistra della GUE di Tsipras.

Le forze euroscettiche
I seggi persi dai quattro principali gruppi politici sono andati a vantaggio dei partiti euroscettici, anti-euro e dell'estrema destra, che dovrebbero totalizzare di 140 seggi.
Come maggior forza euroscettica, antieuro e xenofoba si afferma al Parlamento europeo il Front National di Marine Le Pen in Francia, arrivato primo con quasi il 25% dei suffraggi e 24 seggi.
Nel Regno Unito si afferma come primo partito l'independentista UKIP di Nigel Farage, con quasi il 27% dei voti ed anch'esso con 24 seggi.
In Italia il Movimento 5 stelle, che ha nel suo programmo il referendum sull'uscita dall'euro, ha avuto il 21,15% dei voti e sbarca all'Europarlamento con 17 seggi.
La Lega Nord, partito anti euro e xenofobo, col 6,15% dei voti si aggiudica 5 seggi.






L'importanza dei gruppi parlamentari al PE
Per contare al Parlamento Europeo é essenziale che gli eletti aderiscano ad un gruppo politico, (che deve essere costituito da almeno 25 europarlamentari provenienti da almeno 7 stati membri) invece di restare tra i "non iscritti" o i "non apparentati",  perché l'appartenenza ad un gruppo politico conferisce più risorse economiche, garantisce maggior tempo di parola e  maggiore influenza, in quanto i gruppi politici partecipano alla Conferenza dei Presidenti che decide l'ordine del giorno delle Assemblee plenarie.

Il front National di Marine Le Pen cerca di  aggregare la destra estrema ma "presentabile"



Proprio per questo Marine Le Pen si sta sforzando di costituire un gruppo euroscettico al Parlamento Europeo.
In passato aveva già corteggiato Grillo che aveva declinato.
Neanche Farage dell'UKIP né il Partito popolare danese sembrano propensi a formare un gruppo con il Front National, perché lo trovano troppo estremista.
D'altro canto, il Front National teme che associarsi in un gruppo parlamentare coi neonazisti di Alba dorata in Grecia (3 seggi) o col  partito ungherese ultranzionalista Jobbik (che ottiene 3 seggi) lo qualificherebbero come estremista e maggiormente infrequentabile.
E' più probabile che il Front national di Marine Le Pen riesca nell'impresa costituendo un gruppo politico con gli anti-euro tedeschi dell'AFD (7 seggi), con la Lega Nord (5 seggi), coll'olandese PVV di Gert Wildeers ( 4 seggi) , con l'austriaco FPÖ (4 seggi), coi democratici svedesi dell' SD (2 seggi), coi Veri Finlandesi (2 seggi) e e col belga Vlaams Belang (sceso ad un solo seggio).

Un gruppo politico col Movimento 5 stelle? Visto che Farage non si alleerà con il Front National, ma che ha necessità di capitanare un  gruppo politico, interrogato a proposito a Bruxelles, ha ribadito il suo interesse a costituire un gruppo politico con Grillo.
Grillo sembra propenso ad accettare l'invito a fare gruppo politico con Farage perché il Movimento 5 Stelle, dopo i non entusiasmanti risultati elettorali, ha molto bisogno di visibilità politica.

E gli euroscettici di sinistra?


Nel panorama del Parlamento euroscettico, é  in crescita, con 42 eletti, lo schieramento politico della sinistra che si batte contro l'austerità di bilancio e l'iperliberilsmo, che hanno dominato sinora le politiche europee. Il gruppo della Sinistra europea unita (GUE) , cresce grazie al successo della lista Syriza di Tsipras, primo partito in Grecia, e vi dovrebbero aderire, salvo sorprese, i tre eletti della lista italiana Tsipras per l'Europa.

Dovrebbe restare scarsa l'influenza politica nel PE di euroscettici e dell' estrema destra
Nonostante l'indubbio segnale politico dell'affermazione degli euroscettici e dell'estrema destra in quasi tutti i Paesi dell'UE, la loro influenza legislativa al Parlamento europeo dovrebbe rimanere insignificante. Infatti, anche se estrema destra ed euroscettici riusciranno a costituirsi almeno in due gruppi politici (attorno al FN ed all'UKIP) sulla cui tenuta nel lungo periodo vi sarà da scommettere, gli altri gruppi politici (PPE, S&D, ALDE, Verdi, ECR)  che detengono il 75% dei seggi, erigeranno probabilente un "cordone sanitario", volto ad evitare qualsiasi contaminazione in termini di voto con euroscettici ed estrema destra.

vendredi 8 novembre 2013

Rete europea società civile contro crimine organizzato

Oggi,  8 novembre 2013,si é costituita a Bruxelles la Rete europea della società civile contro il crimine organizzato, denominata "Cultura contro Camorra".

Questa iniziativa nasce dall'esperienza pluriennale della lotta contro l'illegalità e la cultura mafiosa da parte di diversi attori dell'economia sociale nella regione Campania, i quali gestiscono a fini sociali e culturali  i beni confiscati alla criminalità.

 Da sin. a destra: Mireille Bruyere (Università Tolosa), Christophe Rouillon (Comitato delle Regioni) , Juan Mendoza (Comitato economico e sociale) , Franco Iannello (promotore di Cultura contro Camorra), Rita Borsellino (membro del Parlamento Europeo), Stefano Manservisi (Direttore Generale Commissione Europea, Direzione generale Affari Interni)

Visto che le Mafie sono sempre più un fenomeno globale e senza frontiere, l'iniziativa "Cultura contro Camorra" si propone i seguenti OBIETTIVI a livello europeo:
- suscitare la consapevolezza  tra tutti i cittadini dell'Unione Europea della gravità della minaccia da parte della criminalità organizzata trasfrontaliera alla democrazia ed allo stato di diritto;
- organizzare un sostegno transnazionale agli attori dell'economia sociale (associazioni, cooperative...), in particolare in Campania, i quali gestiscono i beni confiscati alla criminalità organizzata, in modo da  ridare loro la fiducia dei cittadini;
- instillare nei cittadini, ed in particolare nei giovani, anche nei territori dominati dal crimine organizzato la cultura della legalità, in opposizione a quella mafiosa, ;
-aggregare in tutta Europa gli operatori dell'economia sociale e la società civile per contrastare l'influenza crescente della criminalità organizzata.

Alla luce delle consultazioni effettuate dal promotore dell'iniziativa, Franco Ianniello, presso il  relatore al Comitato delle Regioni  Christophe Rouillon sul "pacchetto sulla protezione dell'economia lecita", del direttore generale alla Commisione UE alla Direzione generale Affari interni, Stefano Manservisi, nonché  presso i numerosi protagonisti dell'economia sociale, che agiscono nei vari Paesi membri dell'UE, sono state proposte le seguenti LINEE OPERATIVE a livello europeo:

  • Per mantenere elevata la vigilanza contro la criminalità organizzata, chiedere al prossimo Parlamento Europeo di rendere permanente la Commissione speciale sulla criminalità organizzata, la corruzione ed il riciclaggio di denaro (CRIM);
  • Promuovere attivamente la legislazione europea, finalizzando la direttiva  relativa al congelamento, alla confisca, e possibilmente anche attraverso l'utilizzo sociale, dei beni frutto del crimine organizzato, in tutta l'Unione Europea;
  • Prevedere nell'utilizzo dei Fondi strutturali UE una priorità per le associazioni che lottano contro  la criminalità organizzata, nonché una priorità nei programmi tipo  ERASMUS per i giovani nelle zone dominate dalla criminalità organizzata ;
  • Chiedere ai partiti politici europei di impegnarsi nell'ambito della  campagna per il rinnovo del Parlamento Europea a lottare incisivamente contro l'influenza economica della criminalità organizzata ed impegnarsi sull'utilizzo sociale dei beni confiscati alle Mafie .
  • Effettuare inventari delle iniziative anti-mafia e delle risorse dedicate loro, nonché
    delle migliori  pratiche e delle risorse dedicate loro in materia  di utilizzo sociale dei beni confiscati alle Mafie. Promuovere la diffusione delle buone pratiche in materia;
  • Creare una rete UE di partners sociali per azioni di sensibilizzazione sulla legalità e sulla pericolosità dell'infiltrazione della malavita organizzata nell'economia
  • Istaurare scambi culturali a livello europeo, soprattutto giovanile, con le zone in cui domina la criminalità organizzata

mardi 15 octobre 2013

Mediterraneo, mare di chi? (Lettera aperta al governo Letta)

Lettera aperta a:
Enrico Letta Primo Ministro
Angelino Alfano, Ministro dell'Interno
Mario Mauro, Ministro della Difesa 
Anna Maria Cancellieri, Ministro della Giustizia 
Emma Bonino, Ministro degli Affari Esteri 
Cécile Kyenge,Ministro dell'Integrazione 


Bruxelles 15 Ottobre 2013

 Gentili Ministre,
Gentili Ministri,

Il Vostro governo non avrà certo  il senso della tempestività (le statistiche ufficiose, ci dicono che diverse migliaia di disgraziati aspiranti migranti sono finiti in un decennio in fondo al Canale di Sicilia), ma va dato atto che, quando finamente si muove, lo fa come un elefante in una cristalleria!



Le migrazioni economiche sono un fenomeno planetario e crescente, a cui i governi italiani non hanno saputo dare una risposta se non una legislazione demagogica (la Bossi Fini del luglio 2002) che ha avuto come conseguenza di chiudere entrambi gli occhi davanti  ad un nutrito flusso di clandestini i quali, quando riescono ad approdare,  vanno spesso ad ingrossare le fila di un esercito di schiavi sfruttati dalle varie Mafie.


Le morti nel Mediterraneo, il grafico (fonte: LaVoce.info)


Adesso il Vostro governo cerca di farsi bello presso l'opinione pubblica con una poderosa quanto dispendiosa mobilitazione militare (ma ci sono le lobbies degli armamenti da soddisfare!), volta a "mostrare la bandiera" nel Canale di Sicilia, pomposamente bettezzata con lo slogan dell'antica Roma, "Mare Nostrum", che pensavamo sepolto con la disfatta del fascismo.Tant'é!

Di seguito alcune domande riguardo alle azioni esercitate finora dall'amministrazione italiana in materia di controllo/contrasto all'immigrazione clandestina ed ai trafficanti di esserei umani, nonché riguardo alle azioni future nell'ambito della vetrina "Mare Nostrum" .

Per affrontare una problematica complessa come quella delle migrazioni internazionali, che ha radici profonde come quelle dell'umanità, si ritiene opportuno poi fornire proposte alternative alla  militarizzazione del Canale di Sicilia.



DOMANDE

  1.  L'Italia ha stretto accordi internazionali con  Libia ed Egitto, tra l'altro riguardo ai i famigerati "respingimenti in mare" ed ha destinato cospicui fondi a favore di questi Paesi per evitare che i clandestini salpino da questi Paesi. Qual'é l'analisi costi/benefici di questa politica? Se non ci sono risultati  tangibili con questa cooperazione, (a parte il fatto che i libici utilizzino le unità navali donate dall'Italia per mitragliare i pescatori siciliani o le imbarcazioni dei profughi, come accaduto in questi giorni),   ha senso continuare ad investire in questo tipo di "cooperazione" con gli stessi interlocutori in questi Paesi?
  2. Qual'é il bilancio ad oggi di un decennio di applicazione della Bossi-Fini, sia riguardo ai numeri di immigrati legali entrati in Italia,  che riguardo alla clausola più controversa, dei respingimenti in mare, norma da molti ritenuta contraria al diritto internazionale? 
  3. Riguardo a  "Mare Nostrum": quanto costerà, durerà questa azione e come sarà finanziata nella durata? 
  4. E' previsto nell'ambito di "Mare Nostrum" l'arresto ed il deferimento ai tribunali italiani dei trafficanti di esseri umani colti in flagrante delitto ? 
  5. Visto che la Bossi-Fini é tuttora in vigore, nell'ambito di "Mare Nostrum", la Marina Militare continuerà ad esercitare i respingimenti in mare?
  6. Come intende il governo conciliare il controllo alle frontiere esterne comunitarie (competenza mista tra UE, attraverso l'agenzia FRONTEX, ed Autorità nazionali) con una politica migratoria (competenza strettamente nazionale) attendibile ?

PROPOSTE ALTERNATIVE ad una INUTILE e DISPENDIOSA MILITARIZZAZIONE dell' IMMIGRAZIONE

  1. Invece di trincerarsi dietro l'ipocrita principio della Bossi-Fini, che permette l'immigrazione in Italia a solo chi un contratto di lavoro ce l'avrebbe già , (condizione praticamente impossibile da rispettare) appare opportuno, visto l'invecchiamento della popolazione italiana e la necessità di manodopera in determinati settori economici, stabilire, come altri Paesi occidentali, una programmazione controllata dell'immigrazione attraverso una  politica di quote annuali di immigrati secondo le professionalità necessarie in Italia (collaboratori familiali, assistenza anziani, lavoratori nell'agricoltura...). Questa programmazione si potrebbe poi applicare attraverso l'attivazione di uffici consolari italiani nei Paesi del Maghreb/Mashrak per il rilascio di visti necessari ai migranti rientranti nelle suddette categorie e la verifica dei requisiti necessari di moralità.
  2.  La suddetta programmazione dell'immigrazione deve andare  di pari passo con un contrasto senza quartieri, all'immigrazione clandestina ed ai criminali che la organizzano e la sfruttano.
  3. Continuare l'azione di dissuasione dell'immigrazione clandestina presso i Paesi rivieraschi del Mediterraneo, invece che attraverso le autorità locali, (troppo spesso corrotte se non in combutta coi trafficanti di esseri umani), attraverso il finanziamento  ad ONG con un'esperienza verificata nel settore dell'immigrazione
  4. Invece di impegnare la Marina Militare e l'Areonautica su di essa imbarcata, che operano con mezzi imponenti e dispendiosi, anche in termini di equipaggio imbarcato, operare attraverso l'azione congiunta di mezzi della Marina Mercantile ed ONG per prestare i primi soccorsi ai profughi, organizzare l'accoglienza temporanea ed il rimpatrio dei clandestini.
Ringraziando per la cortese attenzione ed in attesa di un cortese riscontro, porgo distinti saluti

Giuseppe Fiamingo, Bruxelles


samedi 5 octobre 2013

Lampedusa: insipienza ed ipocrisia della politica italiana

Confesso di averne abbastanza della pelosa ipocrisia di quella classe politica che va a rimorchio delle emozioni suscitate dall'attualità .

Ieri Angiolino Alfano ha postato decine di tweet lacrimevoli sulle centinaia dei migranti morti annegati al largo di  Lampedusa.
Ma il suo partito (PDL) é responsabile per la proposta e l'adozione di una legge vergognosa come la Bossi-Fini, contraria al diritto internazionale, nella parte in cui prevede i respingimenti dei migranti in mare. Rispengimento in mare vuol dire morte per disadratazione o fame, per ipotermia o per naufragio,  e nel caso in cui i natanti ritornino verso i Paesi da cui sono salpati,  i migrati rischiano la tortura se non la morte da parte di autorità che non vogliono farsi carico di questa problematica.
Inoltre i "centri di accoglienza" istituiti dalla Bossi-Fini sono spesso strapieni e obbligano gli extracomunitari a condizioni di vita disumane.


Il presidente della regione Crocetta, invece di battersi politicamente per la modifica della Bossi-Fini,  in un impeto di buonismo, propone nientedimeno che di creare cimiteri con zone diverse a secondo del credo religioso per i cadaveri dei migranti ripescati !



Riguardo alla piaga dei migranti (economici o politici che siano) é chiaro che l'Italia non puo' "farsi carico di tutta la miseria del mondo" e la  posizione geografica quale porta di accesso del Mediterraneo, assieme alla Spagna, ne fanno uno dei principali di arrivo dei "boat people", ma ricordiamoci che siamo membro fondatore dell'Unione Europea, e quindi il governo italiano, adesso europeista e con una  credibilità internazionale ritrovata rispetto a quello Berlusconi  , deve battersi con determinazione nelle sedi UE, esigendo la solidarietà politica, economica e logistica dei nostri partners europei.

Una problematica quantitavimente meno rilevante, ma non meno sensibile,  sono i rifugiati politici che affluiscono in Europa a causa di dittature che mettono a repentaglio la vita dei dissidenti  o peggio,  quando sono in corso guerre civili, come attualmente in Siria o Somalia.
Secondo dati Eurostat Nel 2012 i 27 Paesi dell’Ue hanno “concesso” protezione a 102.705 richiedenti asilo 
Nell’anno, nel nostro Paese le decisioni positive sono state in tutto di 9.270 rifugiati politici.
Nell'Ue l'Italia é  il quinto Paese per accoglienza di  rifugiati politici, dopo Germania con quasi 22.200 , seguita dai 15.300 della Svezia, dai 14.600 del Regno Unito e dai 14.300 della Francia. 
Altra e più vasta problematica riguarda gli immigrati clandestini, nella maggior parte per motivi economici, i quali vanno ad alimentare l'occupazione nell'economia sommersa,  e sono spesso  sfruttati dalla criminalità organizzata.
Se guardiamo alle stime, nel 2008 i primi cinque Paesi per numero complessivo di immigrati irregolari sarebbero: Regno Unito (863 mila), Italia (461 mila), Germania (457 mila), Francia (400 mila) e Spagna (354 mila)

Il problema della migrazione economica si deve risolvere soprattutto aiutando alla fonte i Paese da cui provengono i profughi, evitando che gli aiuti finiscano in mani di leaders corrotti (basti citare il caso Gheddafi a cui Berlusconi ha ceduto a tutti i ricatti o di alcune dittature africane...) , ma a causa della crisi economica in Europa e dei diktatt di bilancio, i fondi destinati dal governo italiano alla cooperazione internazionale sono in diminuzione.    


Secondo la Commissione europea in assenza di un'inversione di marcia, gli aiuti pubblici allo sviluppo italiani potrebbero raggiungere solo lo 0,16% nel 2015, quando invece, in base agli impegni assunti in sede Onu, dovremmo arrivare allo 0,7% del Pil!

Quindi, di fronte agli  attuali e complessi flussi migratori, maggiormente di natura economica, l'Italia non puo' demagogicamente chiudere le proprie frontiere.
Ricordiamoci che l'Italia é confrontata ad un deficit demografico e che senza l'afflusso di manodopera per occupazioni che gli italiani non desiderano più esercitare, come l'assistenza agli anziani, l'agricoltura o anche l'industria nel Nord-Est, interi settori dell'economia italiana avrebbero serie difficoltà.

L'Italia dovrà inoltre trovare di concerto coi propri partner europei soluzioni economiche e politiche di largo respiro riguardo al  fenomeno dell'immigrazione economica, che, a caussa del crescente divario NORD-SUD, rivestirà importanza crescente.

Politici degni di questo nome non debbono sfruttare il populismo, incutendo il timore nella popolazione italiana di un'invasione di orde di straccioni, o rifugiandosi dietro una facile emozione momentanea suscitata dai lutti dei migranti affogati dai Paesi poveri.

Una  politica di immigrazione degna di questo nome, passa, come in altri Paesi occidentali, attraverso un censimento dei posti di lavoro non coperti dalla popolazione nazionale ed una programmazione degli afflussi esterni sulla base della offerta di manodopera.

Da tempo immemorabile la politica italiana NON prevede soluzioni ma esercita un ruolo di pompiere , affannandosi a correre di qua e di là, a secondo le infinite "emergenze" del momento, che si chiamino rifiuti, incendi estivi, migranti..., tenute sempre aperte e che, in quanto gestite come emergenze, favoriscono gli appalti in favore delle Mafie.

Uno stato credibile ed europeo ed una classe politica degna di questo nome, prevedono, programmano ed agiscono, riguardo alle grandi sfide alle quali sarà  confrontato il Paese.
Vedasi a proposito la riflessione che sta portando avanti il governo francese riguardo alle sfide per i prossimi dieci anni http://www.gouvernement.fr/premier-ministre/quelle-france-dans-10-ans-le-gouvernement-lance-une-grande-demarche-prospective
Il futuro del Paese si gioca oggi e l'Italia appare in grave declino.
Abbiamo maledettamente bisogno di una classe politica seria ed onesta che si batta per fare dell'Italia un Paese europeo e moderno!