Il mercato comune europeo si basa sulle quattro libertà , una delle quali é la libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea.
Con l'avvento della Convenzione di Schenghen é ormai prassi consolidata non dovere più mostrare i passaporti nei nostri spostamenti all'interno di quest'aerea.
Ma col dilagare della pandemia Covid 19 é saltato tutto...Schengen é stata sospesa e le frontere chiuse per impellenti motivi sanitari.
Adesso pero', che diversi Paesi dell'UE hanno iniziato il deconfinamento dei propri cittadini, e con l'appropinquarsi delle vacanze estive, si pone la questione dell'apertura delle frontiere interne all'Unione.
Già vi sono avvisaglie di accordi bilaterali per creare "corridoi turistici" all'interno dell'Unione tra Paesi, accordi che potrebbero costituire una "concorrenza sleale" rispetto ai Paesi esclusi.
Di conseguenza un'iniziativa di raccomandazione della Commssione UE, o meglio una decisione del Consiglio UE, nel campo dell'apertura delle frontiere post emergenza COVID appare più che mai opportuna.
Vista l'incidenza notevole del turismo nel PIL dei Paesi del bacino mediterraneo (vedasi i saldi netti relativi al PIL nel sottostante grafico della Banca d'Italia), il rilancio del turismo, soprattutto in questi Paesi, con misure che prevedano accurati controlli sanitari nei vettori sia all'imbarco che all'arrivo, potrà essere di sicuro stimolo ad economie prostrate dalle conseguenze economiche della pandemia.
Sarebbe incomprensibile agli occhi dei cittadini europei -già scettici di fronte ad un' UE sempre più tecnocratica e scollegata dalle necessità economiche e sociali delle proprie popolazoni- che l'Unione europea, prima destinazione turistica mondiale, non riesca a definire un'apertura coordinata e sanitariamente sicura delle proprie frontiere interne al turismo.