dimanche 12 décembre 2021

Una spintarella alla (carente ) valorizzazione degli splendidi siti italiani

 A chi non é mai capitato di vedere, in una di quelle riviste patinate, pubblicità di multinazionali del lusso , le quali scelgono di utilizzare come sfondo templi antichi o locations italiane, senza pero' degnarsi di dare alcuna comunicazione sul luogo in questione?






Quando invece le stesse multinazionali del lusso danno spazio a famos(*) modell(*) , quest(*) ottengono che il loro nome sia menzionato nella pagina della pubblicità, come qui sotto Beatrice Borromeo.



Una modesta proposta a costo zero per le finanze italiane ed ad elevato valore aggiunto per il nostro turismo:

perché il ministro del turismo e della cultura, che presiede ormai da decenni questa carica,  con una base giuridica adeguata (legge italiana), non stabilisce che, qualora in una pubblicità in cui figurino siti o location di città italiane, le ditte che finanziano questa pubblicità , siano obbligate a menzionare, sulla stessa pagina pubblicitaria, la location fotografata?

Nell'era del marketing globale e dei social media, questo potrebbe essere un ottimo contributo per promuovere le varie  locations italiane, che meritano molto di più in termini di valorizzazione turistica.

lundi 11 mai 2020

Vacanze...europee?

Il mercato comune europeo si basa sulle quattro libertà , una delle quali é la libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea.
Con l'avvento della Convenzione di Schenghen é  ormai prassi consolidata non dovere più mostrare i passaporti nei nostri spostamenti all'interno di quest'aerea.

Ma col dilagare della pandemia Covid 19 é saltato tutto...Schengen é stata sospesa e le frontere chiuse per impellenti motivi sanitari.


Adesso pero', che diversi Paesi dell'UE hanno iniziato il deconfinamento dei propri cittadini, e con l'appropinquarsi delle vacanze estive, si pone la questione dell'apertura delle frontiere interne all'Unione.

Già vi sono avvisaglie di accordi bilaterali per creare "corridoi turistici" all'interno dell'Unione tra Paesi, accordi che potrebbero costituire una "concorrenza sleale" rispetto ai Paesi esclusi.

Di conseguenza un'iniziativa di raccomandazione della Commssione UE, o meglio una decisione del Consiglio UE, nel campo dell'apertura delle frontiere post emergenza COVID appare più che mai opportuna.

Vista l'incidenza notevole del turismo nel PIL dei Paesi del bacino mediterraneo (vedasi i saldi netti relativi al PIL nel sottostante grafico della Banca d'Italia), il rilancio del turismo, soprattutto in questi Paesi, con misure che prevedano accurati controlli sanitari nei vettori  sia all'imbarco che all'arrivo, potrà essere di sicuro stimolo ad economie prostrate dalle conseguenze economiche della pandemia.



Sarebbe incomprensibile agli occhi dei cittadini europei -già scettici di fronte ad un' UE sempre più tecnocratica e scollegata dalle necessità economiche e sociali delle proprie popolazoni- che l'Unione europea, prima destinazione turistica mondiale, non riesca a definire un'apertura coordinata e sanitariamente sicura delle proprie frontiere interne al turismo.



lundi 20 août 2018

Il 14 Agosto 2018 non é solo crollato un ponte, si sono rivelate le crepe che minano un Paese

Lo confesso, dal momento del crollo del ponte Morandi, il 14 Agosto , non riesco più a seguire la timeline di Twitter senza avere un moto di disgusto .

Troppi ed  inutili commenti accesamente partigiani su: responsabilità del crollo, reponsabilità delle manutenzione, responsabilità concedente (Anas) , responsabilità concessionario (Autostrade per l'Italia, controllata al 100% da Atlantia, detenuta al 30,25% da Edizione Holding, gruppo Benetton), le tifoserie del PD,Lega e 5Stelle che si rinfacciano a vicenda i lavori della gronda non eseguiti, i contratti capestro con Autostrade per l'Italia ed anche i selfies ai funerali di stato.


Fermo restando che le responsabilità del crollo le stabilirà la magistratura (si spera senza attendere le calende greche o di incappare nella prescrizione) tre elementi appaiono  di preoccupante evidenza nel dramma del ponte Morandi:

1) Lo Stato (ANAS) nell'ambito della convenzione che lo lega alla concessionaria Autostrade per l'Italia, non ha proceduto a verificare che la manutenzione che spettava a codesta fosse realmente eseguita, altrimenti il crollo, (che non é stato un evento fortuito) non si sarebbe prodotto.

2) Lo stato (ANAS) ha svenduto la gestione di una grossa fetta della sua rete autostradale ad Atlantia, la quale macina  profitti da record coi pedaggi più cari d'Europa, pagando oneri di concessione molto bassi.
"Nel 2017, il gruppo Autostrade per l'Italia ha ottenuto ricavi per 3.94 miliardi di euro, di cui 3.59 miliardi dai pedaggi autostradali. Ebitda di 2.45 miliardi di euro, 1.91 miliardi di Ebit, 1.04 miliardi di utile. Ha versato ad Anas 465.05 milioni di euro di oneri concessori. Il valore dell'infrastruttura che ha ricevuto in concessione è stimato in 12.22 miliardi di euro." (fonte Wikipedia)

3) Nel caso in cui l'ANAS, come preannunciato dal premier Conte, volesse rescindere la convenzione che la lega contrattualmente ad Autostrade per l'Italia, é previsto, nel contratto capestro che l'Anas ha firmato (nella persona del suo allora presidente Pietro Ciucci),che anche in caso di inadempienza di Autostrade per l'italia, l'ANAS debba corrispondere tutti i ricavi  fino alla fine della concessione (2042). Si tratta quindi di una penale monstre, dai 15 ai 20 miliardi di euro!

Una simile clausola fa a pugni con qualsiasi principio giuridico di buona gestione della cosa pubblica nell'interesse della collettività ...ed é da chiedersi con quali "modalità" una società privata sia riucita ad imporre una tale norma ad una controparte statale, la quale dovrebbe essere contrattualmente molto più potente ed avere i meccanismi e controlli preventivi per evitare contratti in odore di corruzione.

Insomma, come in tutta la "Commedia dell'arte" , alla fine é sempre Pantalone che paga e tutto il Paese che piange i suoi poveri morti.

Bisognerà pero' ricordare che queste 43 vittime non lo sono a causa della fatalità , ma di una tragedia che ha al suo centro interessi economici miliardari per una singola società di diritto privato ed uno Stato con una classe politica ed un'amministrazione pubblica imbelli e prone a chi riesce ad accaparrarsene i favori.


La corruzione che incacrenisce l'Italia alle radici comporta costi economici , sociali ed umani non più sopportabili.