PRIMA DEI PATTI VIENE LA DIGNITÀ (Maurizio Viroli)
Credo che non sia scritto in alcuna dichiarazione, ma per me è il più importante fra i diritti. Parlo del diritto alla dignità, quel sentimento interiore di piccola stima nei confronti di noi stessi per quel che abbiamo fatto e facciamo, e per quel che siamo. Proprio perché sentimento interiore che emerge dal dialogo con la nostra coscienza e non dall’opinione degli altri, e ancora meno dal riconoscimento delle Costituzioni e delle leggi, nessuno, tranne noi stessi, può toglierci la dignità. Ma è vero anche che ciascuno di noi porta con sé nel mondo il dato di essere italiano o italiana.
Essere italiani oggi vuol dire essere sottoposti alle decisioni prese da un delinquente cacciato dal Parlamento in combutta con un giovanotto che asseconda il suo desiderio di continuare a essere arbitro della politica italiana, con l’avallo di una pletora di servi dell’uno e dell’altro incapaci di dire semplicemente “No!, le indecenze dei vostri incontri segreti non mi riguardano, il mio solo commento è il disprezzo”.
La dignità, ecco quello che ci ha tolto e ci toglie il patto fra Berlusconi e Renzi. Con quel loro accordo ci hanno detto e dicono ogni giorno, con il sorriso sprezzante di chi sa di poter fare ciò che vuole, che l’onestà, la rettitudine, la lealtà alla Repubblica non valgono assolutamente nulla. Conta essere evasori fiscali, sodali di corruttori di giudici, sostenitori di collusi con la mafia. Queste sono le persone con le quali si può eleggere il capo dello Stato, suprema magistratura di garanzia, riformare la legge elettorale, riscrivere la Costituzione.
Se sei una persona onesta e credi nella libertà repubblicana, nell’Italia di Renzi e di Berlusconi vali meno di niente. Ti deridono. Coprono le loro ripugnanti azioni con argomenti ispirati ai triti luoghi comuni della necessità politica. “Ci vuole una legge elettorale che assicuri solidi governi mediante generosi premi di maggioranza”; “bisogna abolire il Senato elettivo per semplificare e accelerare il processo legislativo”, gridano a gran voce.
Sono balle che non troverebbero ascolto in nessun consesso civile. La prova più eloquente che non c’è alcun bisogno di togliere di mezzo il Senato per legiferare è il fatto stesso che questo governo legifera, eccome. Delle due l’una: o Renzi mente quando sbandiera che il suo governo ha “fatto” tante leggi; o mente quando proclama che con l’attuale Costituzione è praticamente impossibile legiferare. In termini di filosofia politica, quella che mi onoro di insegnare da trent’anni fuori d’Italia (*), ovviamente, il comportamento di Renzi e dei suoi si fonda sul presupposto di poter ingannare i cittadini a suo piacere. Tanto non la capiscono. O fanno finta di non capire?
Sono dunque due i motivi per i quali ci dobbiamo vergognare: essere di fatto governati da un delinquente assecondato da un giovinotto, essere trattati come deficienti. Quel che più avvilisce e indigna è che nessuno compie un passo deciso per uscire dalla palude, formare un partito di dignità repubblicana e civile, alzare una bandiera. Cosa aspettate, persone perbene che state a soffrire nel Pd e fate ormai fatica a guardarvi allo specchio perché sapete che non valete nulla e vi trattano da poveri idioti?
In politica una delle virtù essenziali è la capacità di cogliere l’occasione. Orbene, l’occasione è adesso. Se aspettate che vada al Quirinale il burattino di Renzi e Berlusconi, e poi disfino la Costituzione, sarà troppo tardi per qualsiasi efficacie azione politica. “Dove eravate?”, vi chiederanno, e vi chiederò, quando Renzi e Berlusconi disfacevano pezzo a pezzo la Repubblica? Non saprete rispondere e sarete finiti una volta per tutte. Perdere una lotta politica non è una tragedia; perdere la dignità sì. Se poi, per miracolo o per un momento di illuminazione di Renzi non andrà al Quirinale – come sembra – un prodotto dell’accordo con Berlusconi, tanto di guadagnato per la Repubblica. Ma in questo caso bisognerebbe chiedere a Renzi perché ha aspettato tanto a rompere con Berlusconi e perché gli ha concesso tanti favori?
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(*) Maurizio Viroli ha iniziato gli studi accademici in Italia, con la laurea in filosofia all’Università di Bologna e, successivamente, completando il dottorato di ricerca presso l’Istituto Universitario Europeo di Firenze, con una tesi dottorale sul pensiero politico di Rousseau. La tesi dottorale è stata oggetto di pubblicazione per la Cambridge University Press, con il titolo di Jean Jacques Rousseau and the ‘Well-Ordered Society’. E’ uno studioso di filosofia della politica e di storia del pensiero politico, professore emerito di Teoria politica all’Università di Princeton e all’Università della Svizzera Italiana a Lugano. Alle pubblicazioni accademiche affianca l’attività saggistica e quella editorialistica, con collaborazioni a varie testate giornalistiche, tra cui La Stampa, il Sole 24 ORE e Il Fatto Quotidiano.
Eccellente articolo , da incorniciare!
In un'Italia che non ha mai saputo fare i conti col proprio passato, fascismo Mussoliniano o fascismo mediatico alla Berlusconi, "valori" come trasformismo e "mi faccio i cazzi miei" sono ormai italianamente condivisi.
Mettici una legge elettorale vergogna, ed avrai un Parlamento di nominati e non eletti, yes man proni al volere del capetto di turno.
Quanta differenza con Paesi europei dove regna la vera democrazia come Francia , Regno Unito o anche il piccolo Belgio, dove esistono media e veri giornalisti, capaci di fare ai governanti le domande scomode e dove il riconoscimento dei diritti civili (parità di diritti x omosessuali, libertà di fine vita...) non sono ipotecati dal voto di scambio...
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