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samedi 30 juin 2018

Il Consiglio europeo sui migranti, il catenaccio dei populisti e l'isolamento dell'Italia

L'amara realtà dietro le conclusioni del Consiglio europeo di Bruxelles del 28 giugno sui migranti, é che in questa Europa sono ormai i governi xenofobi e populisti che dettano la linea.

Infatti, anche governi progressisti o moderati come Spagna, Portogallo e Francia, per paura di vedere progredire i populisti di casa propria, che (nonostante il calo dell'onda migratoria dal 2015) hanno fatto della lotta ai migranti il proprio vessillo politico, si sono piegati al diktat dei paesi di Visegrad  (Polonia, Republica Ceca , Repubblica Slovacca ed Ungheria)  e del nuovo cancelliere austriaco, Kurz.
La stessa Merkel, che si era resa protagonista in passato nell'aprire le frontiere ai profughi siriani,  ha dovuto fare marcia indietro, dovendo assolutamente portare a casa (nei confronti dell'alleato CSU) un giro di vite sui migranti economici e sui movimenti secondari all'interno dell'Unione.

Le conclusioni del Consiglio Europeo del 28 giugno sulle migrazioni hanno una chiara dimensione esterna, con l'apposizione di catenacci  alle frontiere esterne dell'Unione, delegando il lavoro sporco della chiusura delle rotte via mare o attraverso le vie terrestri a regimi che sicuramente non rispettano i diritti umani (come Libia e Turchia), nonché attraverso la creazione di "piattaforme regionali di sbarco" in cui si delega a paesi terzi (dandosi la buona coscienza di associarvi la cooperazione dell' Alto commissariato ai rifugiati e l'Organismo Internazionale per i migranti)  il compito di fare una selezione tra i migranti economici  rifugiati.
Inoltre, al fine di diminuire il fenomeno migratorio, é previsto un finanziamento ed un partenariato crescente con l'Africa.
Riguardo al Mediterraneo centrale vi é un wishful thinking dell'UE a "tenersi a fianco dell'Italia "(ma senza il sostegno finanziario accordato alla Spagna nel Mediterraneo occidentale!), con un sostegno alla (tristemente famosa) Guardia costiera libica, anche attraverso un imperioso  richiamo alle ONG a non ostacolare le operazioni di quest'ultima.
La sensazione é che queste decisioni porteranno a più morti nel Mediterraneo o sulle vie dei Balcani, ma i capi di Stato e di governo non sembrano preoccuparsene...



Invece quando si passa alle misure da applicare in  seno all'UE, il testo passa al condizionale, con la possibile presa in carico , su base di sforzi condivisi, delle persone soccorse, comunque riuscite a raggiungere l'UE, verso "centri di controllo" per la selezione tra migranti e rifugiati , stabiliti su base volontaria, ma sotto la responsabilità dell'UE (e quindi probabilmente tolti alla giurisdizione degli Stati Membri).
Viene sottolineato che a questo titolo le misure di rilocalizzazione e di reinstallazione avverranno su base volontaria, quindi tramite accordi tra Stati Membri (a differenza del principio di obbligatorietà proposto nel 2015 dalla Commissione sull'agenda europea della migrazione http://europa.eu/rapid/press-release_MEMO-15-5597_it.htm ) lasciando impregiudicato il principio di Dublino (tanto contestato dalle autorità italiane, ma da queste approvato nel corso dei governi che si sono succeduti dall'Andreotti VI) secondo il quale il Paese di prima accoglienza é responsabile per l'accoglienza e la registrazione dei migranti.

Riguardo alla modifica del Regolamento di Dublino, il Consiglio europeo stabilisce, contrariamente al principio giuridico del Regolamento, che questo dovrà essere modificato all'unanimità (il che vuol dire mai, visto le divergenze  riguardo tra gli Stati membri)



In conclusione, Conte sbandiera ai quattro venti la fake news che "l'Italia non é più sola " sulla questione dei migranti, mentre invece da un punto di vista fattuale vi é una notevole marcia indietro su ricollocazione e reinstallazione dei migranti, non più su base di quote obbligatorie, ma su una pura base volontaria (intese bilaterali tra Stati Membri, alle quali sembrerebbe che l'Italia non voglia aderire), lasciando inoltre intatto il principio del famigerato Regolamento di Dublino con l'Italia sempre in prima linea come responsabile per l'accoglienza e l'identificazione dei migranti e sempre più sotto scacco da parte degli altri partners se dà via libera ai movimenti secondari dei richiedenti di asilo.

Alla luce di tutto ciò' sarebbe stato più opportuno, sia da un punto di vista umanitario per migranti e rifugiati, che politicamente nell'interesse dell'Italia, che Conte avesse mantenuto la iniziale sbandierata minaccia del veto alle conclusioni del Consiglio Europeo.

 Nel suo caso hanno probabilmente giocato contro la scarsa conoscenza di un dossier complesso quale quello delle migrazioni e la sua inesperienza nei consessi internazionali.


dimanche 19 janvier 2014

In Europa, ma per fare cosa?

Tra il 22 ed il 25 maggio 2014 i cittadini europei saranno chiamati alle urne per votare i loro rappresentati al Parlamento Europeo (PE).
Il PE é l'unica istituzione dell'Unione Europea (UE) eletta democraticamente; condivide col Consiglio dell'UE il potere legislativo in quasi tutte le materie di competenza dell'UE, nonché il potere sul  bilancio dell'UE (nel 2013 il bilancio UE é 150,9 MLD di €, e rappresenta soltanto l'1% del PNL dei Paesi che compongono l'UE)

Alle prossime elezioni i cittadini europei elegeranno 751 parlamentari europei, di cui 73 saranno italiani.

Nonostante l' accrescere dei poteri del PE nel tempo, il tasso di partecipazione medio degli elettori nell'UE, é sceso costantemente dal 63%  dalle prime elezioni a suffraggio universale del 1979 (Europa dei 9) al  43% per l'UE dei 27.



L'Europa non é popolare presso i cittadini, anche perché  i politici nazionali che votano la normativa comunitaria  nel Consiglio UE o al Parlamento europeo  hanno poi la tendenza a scaricare sull'Europa la responsabilità delle politiche impopolari col leitmotiv "ce lo chiede Bruxelles"...

Dal 2002 abbiamo in circolazione  l'Euro, reso impopolare in Italia  da aumenti del costo della vita dovuti sia al  fatto che alla sua introduzione non sia stata affiancata una sorveglianza sui prezzi (determinando aumenti anche del 100% per gli attori economici che hanno potuto imporre un cambio 1000 lire= 1€) ma anche dal peso incontrastato delle lobbies, che hanno orientato a loro vantaggio il funzionamento del mercato.

Dal 2008 abbiamo poi conosciuto  la crisi dell'Euro-zona, determinata sia dalla crisi globale, che dalla mancanza di fiducia degli operatori economici nella tenuta di questa zona, a causa dell'elevato debito pubblico di alcuni dei Paesi che la compongono e delle mancate riforme strutturali  nelle "maglie deboli" di questa zona (come Italia, Spagna, Portogallo e Grecia).

Ma se l'Italia non avesse integrato la zona Euro, oggi avremmo una valuta fortemente svalutata, un'inflazione alle stelle a quindi tassi di interesse, ad esempio sui mutui, molto più elevati e pagheremmo molto più caro il petrolio e tutti gli altri beni importati, con ulteriori effetti inflazionistici sui prezzi.

La disaffezione dei cittadini europei verso l'Europa é dovuta soprattutto alla supremazia data dall'UE ad obiettivi liberisti quali  il mercato e la moneta unica, invece di realizzare una tangibile Europa politica con compiute politiche in campo sociale,fiscale ed anche nel campo della politica estera.

Eppure l'Europa ci dovrebbe interessare sommamente perché l'UE condiziona e puo' migliorare il nostro vivere quotidiano, in quanto una parte crescente della legislazione nazionale trova il proprio fondamento nella legislazione UE.
Basti pensare alla normativa riguardo alla certificazione energetica per gli immobili, per favorire il risparmio energetico, o all'abbattimento delle tariffe per i cellulari in roaming (quando all'estero), al fine di tutelare i diritti dei consumatori.

Questa mancanza di popolarità per l'UE dovrebbe concretizzarsi alle prossime elezioni europee  di maggio 2014 in una crescita notevole dei partiti xenofobi, estremisti ed anti-euro.
Il PVV dell'olandese Geert Wilders, il Front National di Marien Le Pen in Francia, assieme al partito Ukip di Nigel Farage nel Regno Unito, dovrebbero addirittura essere tra i primi partiti nei Paesi in questione.
 Anche altri partiti estermisti come Alba Dorata in Grecia, i Veri Finlandesi ed Alternativa per la Germania dovrebbero registrare buoni risultati.
In Italia il partito xenofobo di Fratelli d'Italia della Meloni e di Magdi Allam potrebbe conquistare dei seggi.

Quanto all'Italia, la grossa novità sarà lo sbarco del Movimento 5 stelle al PE.
Capiremo le intenzioni concrete del M5S riguardo all'Europa al momento in cui esso sceglierà a quale gruppo politico europeo apparentarsi.

Una volta eletto, il PE avrà, secondo il Trattato di Lisbona, un ruolo determinante, assieme al Consiglio UE, nella scelta del Presidente della Commissione UE (l'organo esecutivo e che detiene l'iniziativa legislativa) ed audizionerà i 28 membri del colleggio della Commissione, prescelti dal Consiglio UE.
Ricordiamoci a proposito come l'audizione al PE fu determinante nel 2004 per scartare la candidatura del governo italiano per Rocco Buttiglione come Commissario europeo, a causa delle sue esternazioni sfavorevoli all' omosessualità.

Dopo l'elezione di maggio del  PE, successivamente alla scelta del proprio Presidente, avverranno le negoziazioni tra PE e Stati Membri che siedono al Consiglio Europeo per la nomina del Presidente della Commissione.
Sono già  in lizza per la Presidenza della Commissione il tedesco Martin Schulz, designato come candidato ufficiale del PSE, il lussemburghese Junker per i democristiani del PPE, il greco Alexis Tsipras dalla Sinistra Europea, Guy Verhostadt per i liberali europei, il francese José Bové e la tedesca Keller per i Verdi..





L'elezione del PE darà quindi il "la" all'inizio di laboriosi  negoziati tra nazioni e tra gruppi politici europei per i 28 componenti della Commissione UE (i principi di nomina, oltre a quelli politici,  sono quelli di un certo equilibrio tra l'appartenenza a grandi o a piccoli Paesi dell'UE, a Paesi del Nord Europa o a quelli del Sud, a Paesi dell'area Euro ed a Paesi che a quest'area non fanno parte ed infine una certa alternanza tra i sessi), nonché del Presidente del Consiglio Europeo (che deve subentrare al belga Van Rumpoy) e dell'Alto rappresentante dell'UE (capo della diplomazia europea) , attualmente occupato dalla mediocre baronessa britannica Catherine Ashton.

La diplomazia italiana dovrebbe muoversi a tempo per tessere le necessarie alleanze con altri paesi Europei per potere sostenere una candidatura italiana di rilievo per uno di questi posti chiave in Europa.


Sarebbe auspicabile che gli italiani proposti nelle liste al PE o come commissario europeo (per l'Italia sarebbero in lizza D'Alema ed Enrico Letta) non siano più personaggi alla fine della loro carriera politica (in passato Bruxelles ha avuto per i politici  la nomea di "cimitero degli elefanti")  ma che, visto il rilevante  ruolo dell'UE,  siano invece politici pronti ad impegnarsi con tutte le loro energie e competenze per un lavoro assiduo e proficuo nelle istituzioni europee, anche per non dovere noi arrossire nel vedere alcuni nostri rappresentanti tacciati di "fannulloni", come é successo recentemente all'assenteista leghista Salvini da parte dell'italo belga Marc Tarabella!





http://violapost.it/2014/01/21/in-europa-ci-siamo-gia-ma-dobbiamo-lavorarci-meglio/