Qui in Europa noi facciamo cosi', se un politico viene condannato, anche per una mela rubata al supermercato o anche per un reato abbastanza leggero come la corruzione sportiva, come successo a Bernard Tapie in Francia, la sua carriera politica é FINITA!
Lo stesso non sembra proprio che succeda in Italia.
Al di là della condanna definitiva (coi tre gradi di giudizio, un lusso fantastico, che ci costa tantissime prescrizioni e con cui la certezza della pena va a farsi benedire) un politico condannato già in primo grado dovrebbe essere costretto all'oblio, se non dal suo partito, almeno da un'opinione pubblica resa cosciente ed attenta da media INDIPENDENTI.
Per fare il caso del peggiore delinquente ad oggi della nostra classe poltica, Silvio Berlusconi, cercando nel suo dossier giudiziario, esce fuori un papello lungo due metri, tra precrizioni, amnistie, fatti che non costituiscono più reato (nel senso che hanno cambiato la legge dopo che l'autore aveva compiuto il delitto) e procedimenti ancora in corso,
http://it.wikipedia.org/wiki/Procedimenti_giudiziari_a_carico_di_Silvio_Berlusconi
Nella situazione odierna Berlusconi é un condannato, nel processo "Mediset", per reati socialmente odiosi come la frode fiscale (per 6,6 milioni di € nel 2001 ma estinti per prescrizione, per 4,9 milioni di € nel 2002 e per 2,4 milioni di € nel 2003) il falso in bilancio e l'appropriazione indebita.
Berlusconi é stato condannato il 1° agosto 2013 dalla Corte di Cassazione a 4 anni per frode fiscale, di cui tre anni condonati a seguito dell'indulto del 2006 ed ad un versamento, per 10 milioni di euro, a fronte pero' di un'evasione fiscale accertata di 13,9 milioni, di € di cui 6,6 milioni di € del 2001 prescritti.
A seguito della legge "Severino" Berlusconi ha perso il seggio di senatore, risulta incandidabile fino al 2019 ed é stato condannato il 19 ottobre 2013 dalla Corte di Appello di Milano alla pena accessoria di due anni di interdizione dai pubblici uffici.
Con la discutibilissima sentenza del 10 aprile 2014 http://www.scribd.com/doc/219239594/Ordinanza-Berlusconi-Servizi-Sociali-2014 (riguardo alla quale Andrea Moro argomenta egregiamente nel suo articolo pubblicato dal Fatto quotidiano http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/24/berlusconi-ai-servizi-sociali-lordinanza-letta-da-un-comune-cittadino/960310/)
Berlusconi viene affidato "in prova" ai servizi sociali e dovrà scontare la "pena" prestando "mansioni di animazione" per QUATTRO ORE SETTIMANALI presso una struttura per anziani a Cesano Boscone.
La ciliegina sulla farsa di questa condanna é arrivata con la riduzione della durata dell'affidamento ai servizi sociali, che si terminerà l'8 marzo, proprio il giorno della Festa della donna, notoriamente rispettata dal nostro delinquente...
Esaminando l'odiosità e l'entità del crimine commesso da un parte, e la ridicola pena a cui é stato condannato Berlusconi dall'altra , anche un bambino dell'asilo concluderebbe che in Italia il crimine paga!
Se si vuole veramente cambiare l'Italia, come ha detto di voler fare Sergio Mattarella nel suo discorso di insediamento a Presidente della Repubblica davanti alle Camere, discorso nel quale si é rivolto alle speranze dei giovani, ed in cui ha fustigato la corruzione e le mafie, sarebbe stato un segnale veramente coerente e di forte moralità NON invitare i politici condannati alla propria cerimonia di investitura al Qurinale.
Se sono i politici stessi a non avere un comportamento coerente con le proprie parole, riguardo all'emarginazione nei fatti e con segnali pubblici dei colleghi che delinquono, non vengano poi questi stessi politici a stracciarsi le vesti in pubblico quando i cittadini, disgustati dalla pervicace assenza di autoriforma di una classe politica più che mediocre, quando non corrotta, eternamente attaccata alle proprie poltrone, diserteranno in massa i seggi elettorali!
Blogger da Bruxelles, con la passione per l'Europa, quella ancora incompiuta (sociale, fiscale, umanitaria). Le mie opinioni, spesso controcorrente.
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mercredi 4 février 2015
Perché in uno Stato degno di questo nome un politico condannato va estromesso
dimanche 13 avril 2014
Processo penale efficace: termini di prescrizione congelati al rinvio a giudizio e 2 gradi di processo
La durata media dei processi penali in Italia (tra primo grado, appello e Cassazione) nel 2011 é stata di 4 anni e 47 giorni.
Sono naturalmente gli indagati ricchi e potenti a poter beneficiare degli appigli del nostro sistema giuridico che vanta, tra i pochi al mondo, ben tre gradi di giudizio.
Inoltre, più si allungano i tempi del giudizio, maggiormente incombono gli stretti termini di prescrizione dei reati, che in Italia non si congelano neanche a procedimento penale iniziato.
Il legislatore con la legge 5/12/2005 N°251 detta ex-Cirielli (perché il primo firmatario vi ritiro' la firma) ha inoltre accorciato i termini di prescrizione. Inoltre viene introdotta una discutibile, ai sensi dei principi costituzionali di uguaglianza e ragionevolezza, differenziazione della prescrizione in base al profilo penale dell'imputato, con termini di prescrizione più lunghi per i recidivi e più brevi per gli incensurati.
Tale differenziazione porta all'abberazione che un processo per una truffa di svariati milioni di euro da parte di un incensurato possa estinguersi, mentre il processo per una truffa di importo irrisorio, ma a carico di un pregiudicato, vada avanti.
L'effetto della ex-Cirielli é stato che i processi penali conclusi con sentenza di non luogo a procedere per prescrizione dei termini sono passati da 56.486 nel 1996 a 206.000 nel 2003, quadruplicando.
Praticamente l'effetto abberrante della ex-Cirielli, che accorcia i termini di prescrizione, ma non provvede minimamente a migliorare il funzionamento della giustizia, é stato di sancire un regime di impunità per i delitti più gravi, i cui processi vengono estinti quando compiuti da incensurati.
Guardando a due processi emblematici recenti, abbiamo la condanna di Silvio Berlusconi nel processo Mediaset per frode fiscale e quella di Marcello dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa.
Il rinvio a giudizio per frode fiscale di 7,3 milioni di € per Berlusconi é datato 22 aprile 2005 e, a causa del giudizio di primo grado, del processo di appello e di quello in Cassazione, la sentenza definitiva della Cassazione a 4 anni di detenzione (diminuita di tre anni per l'indulto del 2006) ed a due anni di interdizione dai pubblici uffici, arriva soltanto il 1° Agosto 2013, cioé più di otto anni dopo!
Nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa a carico di Marcello dell'Utri il rinvio a giudizio é di ottobre 1996 e dopo un primo annullamento da parte della Cassazione (9 marzo 2012) della sentenza della corte di appello di Palermo (29 giugno 2010) che lo condannava a 7 anni di carcere soltanto per i fatti commessi fino al 1992, la nuova sentenza della corte di appello di Palermo del 25 marzo 2013 conferma la pena di sette anni di reclusione. Il verdetto finale della Cassazione é atteso nei prossimi giorni, cioé quasi 17 anni dopo il rinvio a giudizio!
Non ha senso che la sentenza di assoluzione o la condanna, con l'irrogazione di una pena, intervengano dopo troppo tempo dal compimento del (presunto) reato, altrimenti il deterrente della pena rischia di essere vanificato.
Inoltre una durata dilatata negli anni su cosi' tanti gradi di processo finisce col rendere nebulosi i ricordi dei testimoni e puo' dare agli imputati la possibilità di organizzare meglio la loro fuga, e qui i casi notori non mancano, da Amanda Knox a Marcello dell'Utri.
Infine, i processi che si chiudono con la prescrizione sono una sconfitta per lo Stato, che non riesce a determinare le responsabilità, per le vittime, che non vedono riconosciuti i loro diritti a riparazione e per l'innocente, che ha interesse che la propria assoluzione venga determinata in giudizio.
Le ricette per un processo penale efficace, sostenibile ed equo, dovrebbero prevedere termini di prescrizione che si congelano con il rinvio a giudizio ed un giudizio penale che si "contenti" di due soli gradi di gradi di giudizio, come negli altri Paesi europei.
Ma il legislatore italiano, con una lunga tradizione "garantista", affronterà mai una riforma che rischi di far funzionare finalmente la giustizia penale?
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