jeudi 9 janvier 2014

Donne manager in Europa ed in Italia

E' di oggi la notizia che il governo belga ha approvato la nomina della quarantanovenne Dominque Leroy,  ad amministratore delegato  di Belgacom, la prima azienda di telecomunicazioni del Belgio, che conta un fatturato di 6,55 miliardi di € ed impiega 16.000 persone e di cui lo stato belga detiene il 53,5% delle azioni.

La Leroy lavora dal 2011 in Belgacom, dopo una carriera professionale passata principalmente presso Unilever.

Una nomina che fa notizia in Belgio, sia per l'importanza di Belgacom , che per il fatto che l'amministratore delegato precelto sia una donna.

Invece in Italia le donne manager sono quasi delle "mosche bianche" , avendo l'Italia nel 2011, con il 13,9% di  manager donne nel settore privato,  il tasso più basso tra i Paesi Europei, e quindi superati  da Grecia (col 14,6%), Turchia (22,3%) , Germania (29,3%) Regno Unito (34,9%) , Francia (37,4%).

Questo record negativo in Italia per le donne alte dirigenti é sicuramente frutto della "cultura" nostrana veicolata da pubblicità e media che rappresentano ancora la donna o come "l'angelo del focolare" o viceversa come "un essere traboccante di sessualità", ma non certo come il capo da cui gli uomini italiani sono disposti a ricevere disposizioni sul posto di lavoro.



Tra l'altro in Italia é ancora diffusissimo il pregiudizio che le donne, per fare carriera in azienda, debbano sottostare alle richieste sessuali dei superiori.

In Italia abbiamo quindi  moltissima strada da fare per superare una cultura machista che orienta i comportamenti e, a causa del retaggio di genere veicolato per decenni dai media ed ormai ancorato nel comune sentire,  la strada si annuncia molto in salita...


dimanche 5 janvier 2014

Sulle moschee in Italia, non dimentichiamo che libertà di culto é principio costituzionalmente garantito

Cosa pensare quando il giornale Libero questa domenica 5 gennaio 2014 titola in modo allarmante: "Sentenza choc: obbligo di moschea in tutte le città" ?

Ricordiamo i fatti:
un'associazione musulmana bresciana "Muhamadiah" ha fatto appello al Piano del governo del territorio (PGT) della città di Brescia perché questo non prevedeva alcun riferimento ai "bisogni" dei cittadini non cattolici ed il TAR le ha dato ragione in questo modo: "la delibera di approvazione del PGT va pertanto annullata nella parte in cui omette di apprezzare, attraverso una corretta e completa istruttoria, quali e quante realtà sociali espressione di religioni non cattoliche, in specie islamiche, esistano nel comune; di valutare le loro istanze in termini di servizi religiosi e di decidere motivatamente se e in che misura esse possano essere soddisfatte nel Piano servizi" 




Ricordiamo che la nostra Costituzione prevede la libertà di culto , sancita dagli articoli 8 e 19: 

Art. 8:"Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze." Art. 19: "Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume".
E' quindi un principio costituzionale affermato e da fare rispettare che altri culti religiosi possano avere sedi in cui esercitare in pubblico il proprio culto, che siano chiese ortodosse, chiese valdesi o moschee musulmane!

Riguardo all'edificazione di moschee, l'Italia, rispetto ad una popolazione di un milione e duecentomila circa di musulmani (quasi il 2% della popolazione italiana) , fa costatare un record negativo in Europa, poiché le strutture ufficiali e che corrispondono ai criteri architettonici islamici che si sono potute costruire in Italia sono soltanto otto, mentre queste strutture sono 300 in Grecia, 200 in Francia, circa 100 in Olanda e 70 in Germania.



Cio' comporta che  in Italia i musulmani sono costretti ad esercitare il  loro "diritto di culto"  in circa 800 siti di fortuna, non adeguati ai criteri di sicurezza, come garages, capannoni, palestre o appartamenti.

La difficoltà a costruire moschee in Italia deriva anche dal fatto che diversi politici estremisti, come Calderoli della Lega Nord (col maiale day)  o il convertito Magdi "Cristiano" Allam (con slogan sul proprio sito e partecipazione a pubblici convegni), abbiano cavalcato movimenti di cittadini che si sono opposti al sorgere di nuove moschee.




A differenza delle altre principali confessioni religiose, l'Islam non ha una intesa con lo Stato italiano a causa dell'assenza di un'associazione chiaramente rappresentativa della maggioranza dei musulmani in Italia.

Poiché le statistiche ci dimostrano che la società italiana sta diventando sempre di più multi-etnica, multiculturale e quindi multi-religiosa, in quanto attira lavoratori da tutte le parti del mondo, é più che lecito che a questi nuovi cittadini venga riconosciuto uno dei diritti fondamentali, quello di professare pubblicamente ed al sicuro la propria religione,  accordando ad associazioni religiose spazi pubblici rispondenti a tutti i criteri di sicurezza per il culto.

In particolare, riguardo alla fede mussulmana, il fatto di accordare spazi pubblici ufficiali dovrebbe contribuire ad evitare che eventuali imam estremisti predichino la jihad (guerra santa) e reclutino terroristi nel segreto di strutture e sedi clandestine .

vendredi 3 janvier 2014

Dov é finita l'Europa sociale? Nell'UE lecito espellere cittadini di un altro Paese dell'Unione Europea




Silvia Guerra, attrice e musicista , vive e lavora da tre anni come artista da precaria in Belgio
con il figlio di otto anni, che frequenta regolarmente la scuola elementare a Bruxelles, ma ha ricevuto, a fine dicembre un decreto di espulsione da parte dell "Office des Etrangers", dipendente dalla ministra Maggie De Block.



 La motivazione dell'espulsione é che, in base ad alcune delle clausole di salvaguardia previste dalla direttiva CE 2004/38, (relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di libera circolazione e libero soggiorno negli Stati Membri; clausole di salvaguardia volte ad evitare lo shopping trasfrontaliero dell'assistenza sociale) , la persona in questione, pur esercitando un lavoro,  "costituirebbe un onere ecccessivo per il sistema di sicurezza sociale belga" e "non disporrebbe di un reddito minimo necessario al proprio sostentamento", in base al fatto che Silvia Guerra é assunta come artista  da una compagnia di giocolieri, con un contratto parzialmente sovvenzionato dallo stato.

La ministra De Block, esponente di punta del partito liberale fiammingo Open VLD, votata donna dell'anno nel 2013  dai lettori del quotidiano francofono, La Libre Belgique, si é fatta una fama di "inflessibile" riguardo ai richiedenti asilo in Belgio e proprio a causa di cio' ha visto accrescere la propria popolarità, tant'é che si parla di lei come possibile prossimo primo ministro del Belgio.

Tuttavia l' inflessibilità della Da Blok la ha anche portata a fare scelte precipitose e sbagliate, come quella  relativa al giovane afgano Aref, richiedente di asilo polititco, in quanto già seviziato dai talebani, che appena rimpatriato in Afghanistan fu da loro ucciso (vedi post http://italianoestero.blogspot.be/2013/10/si-chiamava-aref-ucciso-in-afghanistan.html).



L'espulsione di Silvia Guerra non é un caso isolato in Belgio, in quanto sarebbero già circa 1200 le espulsioni nei confronti di cittadini di altri Paesi dell'UE, in Belgio da meno di 5 anni,  incapaci di sostentarsi da sé, perché rappresentanti un carico eccessivo per l'assistenza sociale nazionale o alla ricerca infruttuosa di un lavoro.

Infatti, secondo un'altra clausola di salvaguardia della Direttiva CE 2004/38, i cittadini UE che non hanno lavoro e risiedono in uno Stato membro diverso da quello di origine devono: dimostrare di essere alla ricerca di un posto di lavoro e dimostrare di avere buone possibilità di trovarlo. In caso contrario possono essere invitati a lasciare il Paese UE ospitante.
Anche nel Regno Unito da questo gennaio, il governo ha dato un giro di vite riguardo ai cittadini comunitari senza lavoro: non potranno fare richiesta per un sussidio di disoccupazione prima di tre mesi di inoccupazione ed il sussidio non potrà superare una durata di sei mesi, salvo non si profili una reale possibilità di trovare un impiego.
Si constata quindi che, sotto il duplice effetto della crisi che fa restringere i bilanci statali, soprattutto in campo sociale, e del progedire delle destre e dei movimenti antieuropei,  l'aria che tira in Europa , nei confronti degli stranieri, anche se cittadini di uno dei 28 Paesi dell'Unione Europea, che non sappianno provvedere al proprio sostentamento, perché alla ricerca infruttuosa di un lavoro o viventi coi sussidi statali, é che vengono invitati, sempre più spesso con decreti di espulsione, a lasciar il Paese UE che gli ospita...



Essendo l'assistenza sociale una competenza statale ed in vigore prima dell'introduzione della libera circolazione nell'UE, rispetto al diritto UE di libera circolazione e stabilimento prevale la sovranità statale di escludere da questa assistenza cittadini degli Stati dell'UE che possano gravare eccessivamente sulle finanze dello Stato UE ospitante.

Queste contestate e penose espulsioni di cittadini comunitari in ricerca trasfrontaliera di un futuro migliore non sono altro che un'ulteriore conferma di come l'Europa monetaria e mercantile prevalga nettamente riguardo all'Europa sociale e dei cittadini.

L'augurio é che il prossimo Parlamento Europeo e la prossima Commissione, che vedranno la luce in primavera, spingano per una maggiore integrazione nel campo dell'Europa sociale e dei diritti dei cittadini e non prevalgano i temuti riflessi nazionalistici, portati avanti da partiti di estrema destra o anti-europei.





jeudi 26 décembre 2013

il video dell'aggressione alla giornalista ucraina Tatiana Chornovil





Il video dell'aggressione all' auto della giornalista ed attivista Europdan,Tatiana Chornovil da parte dei servizi segreti ucraini, successivamente estratta dall'auto e picchiata a sangue.
Ora si trova in ospedale con commozione cerebrale e dovrà subire un intervento di chirurgia facciale.

Cosi' lo zar Viktor Yanukovich tratta gli oppositori al suo regime pro-Putin!

mercredi 25 décembre 2013

Ucraina: picchiata a sangue la giornalista Tatyana Chornovil, attivista Euromaidan ed oppositrice al Presidente pro-Putin Yanukovich

Questa la sorte degli oppositori  al potere del Presidente Yanukovyc in Ucraina!

La giornalista ed attivista Euromaidan (il partito che vuole l'adesione dell'Ucraina all'UE),
 che aveva investigato sui patrimoni dei membri del governo é stata brutalmente picchiata da individui che la hanno prelevata dalla sua auto.
Ricoverata in ospedale per trauma cranico, commozione cerebrale.
Dovrà essere sottoposta a chirurgia facciale.

jeudi 19 décembre 2013

Gioco d'azzardo, a chi profitta questa piaga?

Nonostante e probabilmente a causa dell'avanzare della crisi,  gli italiani hanno fatto  registrare una crescita esponenziale nel gioco d'azzardo: dai circa 10 miliardi di € spesi nel 2000 si é giunti ad oltre 90 miliardi di € dilapidati nel 2012 per il "gioco legale" (pari all'incirca al 5% del PIL nazionale), a cui vanno aggiunti circa 10 milioni di € di scommesse clandestine.
 Con questi dati l'Italia si attribuisce il triste primato di essere  il secondo Paese al mondo per diffusione di quella "Fabbrica delle illusioni" che é diventato ormai il gioco d'azzardo .
L'Italia é inoltre il primo Paese al mondo per diffusione del "gratta e vinci".
In Italia ci sarebbero 400.000 slot machines, cioé una ogni 150 abitanti, il che la situa al secondo posto al mondo , dopo l'Australia.
Gli italiani che si confrontano con il gioco d'azzardo sarebbero circa 15 milioni, di cui  1.250.000 giovani tra i 15 ed i 19 anni. La cifra delle persone coinvolte dall'inferno che si accompagna al gioco compulsivo va moltiplicata per tre, se si tiene conto dei nuclei familiari confrontati con problemi di indebitamento e violenza.
Secondo una ricerca dell'Eurispes i dipendenti patologici dal gioco d'azzardo (ludopatici)  sarebbero circa 800.000 ed in continua crescita.
I costi sociali e sanitari derivanti per la collettività da queste ludopatie si stimano tra i 5,5 ed i 6,5 milioni di € annui.
Proprio a causa di questi gravi e crescenti costi sociali, anche gli enti locali iniziano a muoversi contro i locali che propongono il gioco d'azzardo, cercando di ridurne gli orari di apertura e stoppare le nuove licenze (vedasi manifesto coluni lombardi http://www.terre.it/upload/documenti/8/85/857/8571.pdf) e la Lombardia ha anche varato all'unanimità  lo scorso  ottobre una legge regionale per combattere la ludopatia ed evitare la proliferazione delle sale di gioco d'azzardo.

Il gioco legale é amministrato dal Monopolio di Stato, che ne affida poi la gestione ad aziende tramite bandi di gara , che si dividono poi questo ricchissimo mercato, che attinge alle tasche dei soggetti meno favoriti della società.
In pratica lo Stato Italiano é diventato biscazziere pur di incassare quei proventi fiscali che "non riesce" a fare propri da parte dei liberi professionisti e lavoratori autonomi!

Sul totale delle scommesse, il 56% viene effettuato presso slot machines e video lotterie, il 16% attraverso giochi online, il 12% col Gratta e Vinci, lil 7% viene dal Lotto, il 4% dalle scommesse sportive, il 2% dal SuperEnalotto, il 2% da Bingo e l'1% dalle scommesse ippiche.

                                       
Dei circa 90 miliardi di € che gli italiani dilapidano presso le società che si dividono la ricca torta dei giochi e delle scommesse, allo Stato, ne arriva mediamente soltanto il 9%, mentre invece la tassazione a titolo di IVA sarà portata al 22%.

Questo pardosso accade soprattutto "grazie" all'azione delle potenti lobbies del settore dei giochi online e delle slot machines: dai giochi introdotti ultimamente come Poker cash e Casino' online, lo Stato italiano incassa soltanto lo 0,6% delle tasse di tutti i giochi d'azzardo, mentre da giochi più "anziani" come il SuperEnalotto l'Erario incassa il 44% delle tasse provenienti dal gioco d'azzardo. 

Al momento le aziende concessionarie di slot e video lottery sono: le maggiori  Lottomatica e Snai, completamente italiane,  vi sono poi la Cirsa Italia di proprietà spagnola, la spagnola Codere Network, Cogetech, G.Matica, Gamenet, Hbg Connex, Intralot Gaming Machines, Videolot Rete, Netwin Italia, Nts Network, Sisal Entertainment. 

Le aziende concessionarie hanno l'obbligo di esercitare la rete telematica e di assicurarne l'operatività. Queste società  incaricano i gestori di installare gli apparecchi - attualmente 400 mila - poi affidati agli esercenti, i locali pubblici dove gli utenti giocano. Le concessionarie hanno il compito di esattori per conto dello Stato, in quanto oltre a incassare il proprio utile, incamerano anche il "Preu", prelievo erariale unico, che poi versano ai Monopoli.

Tuttavia per qualche anno alcune di queste società hanno "dimenticato" di allacciarsi alla rete telematica, impedendo quindi allo stato di incassare il Preu e di effettaure la tassazione delle concessionarie sui proventi incamerati dai giocatori.


A partire dal 2007 la Corte dei Conti del Lazio ha aperto un contenzioso per danno erariale con i dieci concessionari di slot machine, chiedendo un risarcimento stimato inizialmente in 98 miliardi di euro. Il danno é stato appurato  da una inchiesta del Nucleo Speciale Antifrode della Guardia di Finanza, guidata dal generale Umberto Rapetto.

Nel 2012, in primo grado la Corte dei Conti del Lazio ha condannato i concessionari diminuendo il danno a 2,5 miliardi di euro.
La potenza delle lobbies dei giochi d'azzardo é stata confermata dal fatto che nell'agosto 2013, in occasione della riformulazione dell' IMU e relativa sospesione per l'anno 2013, vengono inseriti tra i fondi a copertura del decreto eventuali introiti derivanti dalla chiusura del contenzioso. Tale chiusura prevede un introito compreso tra i 500 milioni e i 700 milioni di euro, corrispondenti soltanto al 30% della sanzione. Per tale soluzione è necessaria però l'adesione spontanea dei concessionari condannati, che al momento non sembrano intenzionati a conciliare e puntano invece sul giudizio di appello ancora pendente, contando evidentemente su potenti "santi in paradiso".

Un dettaglio da non passare sotto silenzio e che potrebbe chiarire perché l'industria dei giochi d'azzardo sia stata blandita anche dall'attuale governo: la fondazione di Enrico Letta VeDro' ha ricevuto finanziamenti da due concessionarie di giochi d'azzardo; un finanziamento di 15.000€ dalla HBG ed un finanziamento di 20.000€ dalla SISAL, presieduta da Augusto Fantozzi, ministro di Romano Prodi.

L'ulltimo eclatante e sconcertante evento, che mostra la potenza del potere di condizianamento del Parlamento da parte delle lobbies del gioco d'azzardo, é l'emendamento della senatrice Chiavaroli approvato il 19 dicembre al Senato col sostegno di PD, Scelta Civica, NCD e GAL , volto a tagliare fondi statali a tuti gli enti locali che ostacolassero l'esercizio del gioco d'azzardo, "ritenuto meritevole di tutela" in quanto  porta fondi all'erario, emendamento contro il quale hanno doverosamente votato contro 5 Stelle, SEL e quattro dissidenti del PD (Pupato, Ricchiuti, Ruta e Vaccari).



Una volta questa notizia diffusa in rete e di fronte all'ampissima indignazione dell'opinione pubblica  nei confronti di uno Stato non solo biscazziere ma che  vuole anche strangolare i soggetti che si oppongono al dilagare del gioco d'azzardo, il governo delle "larghe intese" ha ipocritamente presentato un ordine del giorno che impegna il governo a "rivisitare la legislazione sul gioco d'azzardo".
Ancora una volta dobbiamo ringraziare la mobilitazione generale sui social network e sulla stampa alternativa  contro uno Stato biscazziere ed ipocrita, che sfrutta i cittadini ludopatici, col sostegno  di troppi eletti politici, controllati e foraggiati dalle oscure lobbies del gioco d'azzardo.

mardi 10 décembre 2013

Beni culturali italiani: perle per i porci!

Oggi il Ministro dei beni culturali e del Turismo , Massimo Bray, ha twittato la "grande notizia" che uno dei due bronzi di Riace é infine in piedi, dopo un secondo restauro protrattosi, senza spiegazioni plausibili,  per quasi quattro anni e con costi triplicati da 11 a 33 milioni di euro!

Anche l'UNESCO ha bacchettato l'Italia per questi ritardi ingiustificati riguardo a questi capolavori ellenistici, ritrovati nei bassi fondali di Riace nell'ormai lontano 1972, che il mondo ci invidia, ma che, a quanto pare, l'Italia é incapace di promuovere e valorizzare adeguatamente.

Dopo il ritrovamento ed il primo restauro, i Bronzi furono esposti in varie mostre in giro per l'Italia, suscitando grande affluenza e lunghe file di entusiasti visitatori.
Ma una volta sopito il clamore della scoperta e collocati i Bronzi nella angusta sala sotterranea del Museo archeologico della Magna Grecia a Reggio Calabria, l'oblio é ricaduto su questi splendidi capolavori;


Prima di questo secondo restauro, iniziato nel 2009, c'é da dire che la città di Reggio Calabria non ha fatto quasi niente per segnalare la presenza dei Bronzi con una cartellonistica ed indicazioni adeguate, tant'é che, prima dell'avvento del GPS, anche chi conosceva la lingua di Dante doveva destreggiarsi chiedendo ai passanti le indicazioni per trovare il museo.
Nessuna meraviglia quindi che il Museo fosse ai tempi semivuoto...

 Il "restauro lumaca", ma con prezzi da rapina, dei Bronzi di Riace, si aggiunge ai tanti altri segnali dell'abbandono del patrimonio artistico italiano, ad iniziare dallo starordinario sito di Pompei, preservato per secoli quasi intatto sotto  i lapilli ed ora oggetto di incuria, degrado e crolli.


L'italia racchiude, secondo i dati UNESCO più dela META' del patrimonio artistico e culturale MONDIALE, ed a questo titolo,  qualora tale patrimonio fosse sufficientemente valorizzato e promosso,
dovrebbe essere la PRIMA destinazione turistica al mondo!

Invece , secondo i dati (2012) dell'Organizzazione Mondiale del turismo l'italia é soltanto quinta per numero di visitatori con 46,4 milioni (+0,5%) preceduta da Francia 83 milioni, USA con 67,3 milioni (+6,8%), Cina e Spagna, entrambe con 57,7 milioni; mentre dal punto di vista degli afflussi valutari é solo sesta con 41,2 MLD di US dollari, dopo USA (126,2), Spagna (55,9), Francia (53,6), Cina (50) e Macao, che della Cina  fa parte (43,7).

Gli incassi di musei e siti archeologici italiani nel 2012, con 110 milioni di euro , sono del 25% inferiori a  quanto incassa da solo il Louvre ed il fatturato complessivo dei servizi aggiuntivi è stato la metà di quanto incassato dal solo  Metropolitan di New York!
Insomma, i musei ed i siti archeologici italiani non riescono nemmeno a coprire una parte significante dei costi delle loro strutture e degli stipendi dei dipendenti.




Di fronte a questi dati, più che desolanti, appare improrogabile un ripensamento delle politiche relative alla valorizzazione ed alla fruizione del patrimonio culturale italiano, nonché all'adeguamento dell'offerta di tale patrimonio, soprattutto nel Mezzogiorno, alle esigenze del pubblico, affinché queste risorse non vengano  privatizzate e  possano contribuire in modo significativo, stabile  e crescente al PIL  ed all'occupazione nazionale.