Probabilmente per questo l'italiano medio non riesce a cogliere l'importanza e la gravità del conflitto di interessi in politica.
Nell'indifferenza generale riguardo al conflitto di interessi é stato possibile che un magnate dei media come Silvio Berlusconi potesse "scendere" nel 1994 in politica, disponendo, oltre ad aziende nel settore edilizio e delle assicurazioni, media nel settore editoriale ed audiotelevisivo coi quali, con l'aggiunta della RAI, avrebbe forgiato agevolmente l'opinione pubblica a suo favore, come puntualmente avvenuto.
Ancora più grave che ad evidenziare questo conflitto di interessi non si sia stata la forza politica che a suo tempo avrebbe dovuto vigilare. Cioé i DS, in seguito PD, ma per questo basterebbe soltanto riascoltare l'intervento in aula di Violante del 2003 nel quale candidamente confessa che esista un patto per "non toccare i media di Berlusconi".
http://www.youtube.com/watch?v=RHPRel7mpUM
(Da Wikipedia) La Costituzione italiana, secondo gli artt. 65 e 66, obbliga il Parlamento a valutare l’eleggibilità dei suoi membri in base alla legge ordinaria, che se ne occupa nel Decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 30 marzo 1957. La Giunta delle elezioni della Camera dei deputati, nel 1994, dichiarò legittima l’elezione di Silvio Berlusconi. Con la motivazione che la norma citata andrebbe riferita «alla concessione ad personam e quindi, se non c’è titolarità della persona fisica, non si pone alcun problema di eleggibilità, pur in presenza di eventuali partecipazioni azionarie».
Quando Berlusconi fu rieletto Presidente del Consiglio nel 2001,(Da
Wikipedia) Il Parlamento
europeo al paragrafo 38 della risoluzione del 20
novembre deplorava
che, "in particolare in Italia, permanga una situazione di
concentrazione del potere mediatico nelle mani del presidente del consiglio,
senza che sia stata adottata una normativa sul conflitto d’interessi"
In Italia abbiamo avuto altri casi di conflitto di interessi in politica, meno vistosi di quello di Silvio Berlusconi, ma comunque allarmanti, come quello di Luca Cordero di Montezemolo, titolare di una concessione pubblica col treno Italo, che ha dimostrato più di una velleità politica, con la propria fondazione Italia Futura.
In Italia abbiamo avuto altri casi di conflitto di interessi in politica, meno vistosi di quello di Silvio Berlusconi, ma comunque allarmanti, come quello di Luca Cordero di Montezemolo, titolare di una concessione pubblica col treno Italo, che ha dimostrato più di una velleità politica, con la propria fondazione Italia Futura.
Oggi apprendiamo da Repubblica che il ministro della Giustizia, Cancellieri , é stata intercettata al telefono in conversazione con la compagna di Salvatore Ligresti e si é in seguito adoperata per la liberazione di Giulia Ligresti, in detenzione preventiva per il crac del gruppo Fondiaria-SAI, spolpato dai membri della famiglia Ligresti, che lo amministravano.
Non vi sarebbe nulla di strano se il Ministro della Giustizia si adoperasse per un "caso umanitario" come da lei dichiarato, ma non ci risulta che la Cancellieri si sia attivata in favore di altri casi umanitari ospiti delle patrie galere o che abbia agito per modificare le leggi Fini-Giovanardi o Bossi-Fini, responsabili del sovraffollamento delle carceri italiane, fonte di gravi disagi per i detenuti, costretti a convivere in condizioni indegne di un Paese civile!
Per tutti questi motivi ci sembra più che opportuno che il Ministro Cancellieri venga in Parlamento a rispondere del suo unico interessamento di "caso umanitario" per una detenuta eccellente, mentre numerosi detenuti languiscono in condizioni disumane nelle carceri italiane nell'indifferenza del Ministro.
Se il Ministro non sa dare spiegazioni convincenti, su questo interessamento a senso unico, abbia la dignità di dimettersi!
Qualora la Cancellieri, potente ed unico ministro confermato del governo "tecnico" Monti, non trovi la dignità di dimettersi, Enrico Letta dovrebbe esigere le sue dimissioni, come opero' nel caso della ministra Josefa Idem, per un più veniale peccato edilizio.
Forse é ancora il caso di ricordare che in un Paese normale, se un politico si
viene a trovare in conflitto di interessi, lo segnala e si astiene dall'agire, ma se viola questa regola democratica, agendo in conflitto di
interessi, si dimette, e se non si dimette da solo, il suo partito lo obbliga a dimettersi!